Le leggi anti gay di Putin? Per la Corte Costituzionale russa sono un «dovere dello Stato»
La Corte Costituzionale russa ha stabilito che la legge contro la cosiddetta «propaganda gay» sui minori non è in contrasto con la Costituzione del Paese. Secondo i giudici, infatti, la Costituzione «obbliga lo Stato a proteggere la maternità, l'infanzia e la famiglia», motivo per cui i legislatori avevano il dovere di «prendere misure per proteggere i bambini dalle informazioni, propaganda e le campagne che possono danneggiare la loro salute e il loro sviluppo morale e spirituale».
Il ricorso alla corte era stato presentato da Nikolai Alekseev, leader degli attivisti russi per i diritti lgbt, che ne aveva sostenuto l'incostituzionalità. Il tribunale si è espresso sull'argomento lo scorso 24 ottobre, ma i media del Paese ne hanno dato notizia solamente ieri.
Nell'occasione la Corte Costituzionale ha anche condannato l'attivista per aver esposto un manifesto con una una citazione dell'attrice Faina Ranevskaya, secondo sui «L'omosessualità non è una perversione, a differenza dell'hockey sull'erba o del balletto sul ghiaccio». In un processo separato Nikolai Alekseiev è anche stato condannato a pagare una multa di 4.000 rubli (circa 100 euro) per aver esposto in una cittadina nel nord del Paese un cartello con scritto «La propaganda gay non esiste perché gay si nasce».