Love is right: manifestazione a Roma il 7 dicembre
Considerato lo stallo delle istanze lgbt nel dibattito politico italiano, le associazioni che compongono il movimento lgbt (Arcigay, Arcilesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, M.i.t., Associazione radicale Certi diritti ed Equality Italia) hanno scelto di scendere in piazza a Roma il prossimo 7 dicembre per rivendicare un sistema di leggi che garantisca le libertà, l'autodeterminazione, i diritti civili.
L'appuntamento è per le ore 15 in piazza dei Santi Apostoli dove, sotto lo slogan "Love is right", si chiederà la concretizzazione di sei punti ben precisi: una reale estensione della legge Mancino che contrasti la discriminazione omofobica, il matrimonio egualitario per le persone omosessuali, altri istituti che tutelino le coppie di fatto (lesbiche, gay ed etero), il riconoscimento e tutela della genitorialità omosessuale, il cambio dei dati anagrafici senza l'obbligo di interventi di riattribuzione dei genitali per le persone transessuali e la riscrittura della legge 40.
Nel manifesto dell'iniziativa si legge: «È inaccettabile il totale disinteresse che il Governo italiano mette in campo in tema di diritti delle persone lgbt, e più in generale dei diritti umani. Col silenzio il Governo ha risposto ai nostri appelli in concomitanza del vertice a Trieste tra Italia e Russia al quale ha preso parte il presidente Vladimir Putin, promotore di norme persecutorie nei confronti delle presone gay, lesbiche e trans. Nessuna reazione neanche quando la Russia, nei giorni scorsi, ha investito l'Italia del primato di interlocutore esclusivo in tema di adozioni internazionali di bambini russi, un'alleanza stretta proprio in virtù del mancato riconoscimento in Italia delle famiglie omogenitoriali. E ancora: nemmeno un fiato dal Governo italiano, e poche le voci isolate dal Parlamento, sul referendum tenutosi domenica scorsa in Croazia e che ha visto esprimersi una maggioranza (molto relativa, visto che solo il 36% degli aventi diritto ha votato) a favore di un emendamento della carta costituzionale che escluda il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Un fatto estremamente allarmante che rappresenta il concretizzarsi della dittatura delle maggioranze teorizzata da Tocqueville. Può il diritto di una minoranza essere sottoposto al voto di una maggioranza? Qual è il limite di questa deriva pilatesca dei sistemi democratici europei che riducono la politica a uno strumentale sondaggio, in contesti di profonda ignoranza opportunisticamente alimentata, delegittimando di conseguenza organi e istituzioni che sono in realtà la spina dorsale della democrazia? Può, uno strumento democratico come il referendum, essere utilizzato per imporre il volere di una maggioranza sulle condizioni di vita di una minoranza?
L' Italia è tra i protagonisti di quell'ondata che lambisce l'Europa: l'arretratezza del nostro paese in tema di diritti delle persone LGBT non preoccupa minimamente il Governo, sordo ai ripetuti appelli della comunità lgbt. Sul versante parlamentare si è aperta in Commissione Giustizia del Senato la discussione sul testo di legge Scalfarotto-Verini-Gitti contro l'omotransfobia, provvedimento anacronistico ed inadeguato, che malgrado le buone intenzioni di alcuni, sembra lontano dalla possibilità di un miglioramento. Pochi e assolutamente insufficienti, poi, i progressi dei progetti di legge per il riconoscimento delle coppie lgbt, prodotti in gran numero all'indomani del verdetto delle urne, sull'onda dell'ormai consueta e sempre sterile propaganda elettorale fatta sulla pelle delle persone lgbt, ma da allora rimasti intrappolati nelle sabbie mobili della politica italiana. Nessun dibattito è stato poi aperto sulle persone transessuali, vero e proprio bersaglio in quest'Italia imbarbarita, né sul superamento della legge 40 sulla procreazione assistita, l'ostacolo evidente che la lobby clericale in questo Paese ha posto alla realizzazione del desiderio di genitorialità per tutte e tutti. Il Governo Letta, insomma, si mostra totalmente inadeguato a confrontarsi con temi di questa portata e nel contempo questo Parlamento ha perso qualsiasi ambizione a rappresentare le persone lgbt e dar voce alle loro istanze».