50mila firme per chiedere la piena estensione della Legge Mancino ai reati omofobici
Sono oltre 50mila le firme raccolte da Arcigay attraverso il progetto "Spegniamo l'odio", volto a chiedere la piena estensione della Legge Mancino ai reati omofobici.
I nominativi sono stati simbolicamente consegnati a Palazzo Madama per spronare i senatori ad «operare affinché l'emendamento Verini-Gitti sia tolto dal testo di legge. In particolar modoriteniamo il subemendamento Gitti talmente pericoloso da inficiare l'applicabilità concreta dell'intera legge. Quel subemendamento va cancellato». Il riferimento è alla quella nota introdotta dalla Camera che esonererebbe il mondo politico, associativo e religioso dal rispetto della legge.
La petizione ha sottolineato come la Legge Mancino tuteli da più di vent'anni, senza eccezioni di sorta, le vittime dei cosiddetti crimini d'odio, motivo per cui è poco chiaro perché ciò non possa avvenire anche in questo caso.
«L'intero focus della discussione -denuncia la petizione- si è spostato sulla presunta restrizione della libertà di opinione contenuta nella legge» ma a tal proposito i firmatari spiegano che «Siamo i primi a difendere la libertà di pensiero, che riteniamo preziosa e intoccabile, principio fondamentale di ogni paese democratico, libertà che la nostra Costituzione difende in maniera cristallina. Non possiamo accettare però che la libertà di pensiero venga usata come scudo per nascondere la precisa volontà di impedire che anche in questo paese si inizi finalmente un'evoluzione culturale che porti alla fine dello stigma sociale e legalizzato che ancora pesa sulla vita delle persone gay, lesbiche e trans [...] L'emendamento che riguarda la libertà d'opinione è quindi per noi inaccettabile oltre che offensivo, e crea un imbarazzante vulnus all'interno della legge. Questo emendamento sembra voler favorire la libertà di insulto e discriminazione, e in particolar modo, per ciò che riguarda il subemendamento Gitti, istituisce zone di non applicabilità della legge talmente vaghe e confuse da creare veri e propri corridoi di sicurezza per razzisti, antisemiti e omofobi».
L'associazione chiede anche che i termini «omofobia» e «transfobia» nel testo attualmente in discussione vengano sostituiti coni termini «orientamento sessuale» ed «identità di genere», parole che già compaiono nella nostra normativa e che risulterebbero molto meno ambigui. Si suggerisce anche un intervento «in ambito sociale e culturale per prevenire l'omofobia e la transfobia con azioni che vadano ad incidere direttamente nei luoghi dove queste si formano, a partire dalle scuole e dai luoghi di lavoro».