I Giuristi per la Vita diffidano l'Unar dall'attuare i suoi programmi anti-discriminazione
«In Italia non esiste alcuna emergenza omofobia». È quanto sostiene l'Unione Cristiani Cattolici Razionali sulla base dei dati diffusi dall'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Quei dati rivelano che fra i reati presi in esame, il 57% sia stato motivato dalla razza o etnia, il 27% dall'orientamento sessuale e l'11% dal credo religioso, ma ad interessarli è colo il dato medio di 28 casi all'anno (un numero che per proprietà transitiva porterebbe a conteggiare solo 59 reati a sfondo in tutta Italia, mostrando come i conti paiano non tornare). Ma tanto gli è bastato per sostenere le proprie tesi e per ignorare come il primo e il terzo motivo di discriminazione siano tutelati dalla legge Mancino, mentre l'estensione di quella stessa legge anche al terzo gruppo sia da loro bollato come «introduzione di un reato d'opinione».
Carlo Giovanardi -capogruppo del Ncd nella commissione Giustizia al Senato- ha immediatamente tuonato: «Questi dati dimostrano che in Italia non esiste affatto un'emergenza di violenza e discriminazione nei confronti di omosessuali e transessuali, mentre questo disegno di legge ideologico e liberticida mira a togliere la possibilità di espressione e di azione a chi non condivide le tesi delle associazioni gay militanti, per esempio sul matrimonio o sull'adozione».
Dello stesso avviso paiono anche i Giuristi per la Vita, un gruppo cattolico che ha immediatamente colto la palla al balzo per inviare una diffida all'Unar (l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) dal proseguire nell'attuazione della "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (2013-2015)", che -a loro dire- si traduce in una violazione della libertà di stampa, d'opinione e di parola.
Sotto accusa ci sarebbero le richieste di «garantire un ambiente scolastico sicuro e gay friendly» o anche «la comunicazione di informazioni oggettive sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, per esempio nei programmi scolastici e nel materiale didattico, nonché la fornitura agli alunni e agli studenti delle informazioni, della protezione e del sostegno necessari per consentire loro di vivere secondo il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere»... tutti punti che, secondo i Giuristi per la Vita, si scontrerebbero con «la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell'educazione» o anche solo con «il principio del buon costume».
Nel documento non manca anche l'indicazione di una riserva a perseguire in sede legale qualunque amministrazione pubblica vorrà dar seguito ai programmi anti-discriminazione studiati dall'Unar.
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