I matrimoni gay religiosi dell'Italia ottocentesca
È noto che i matrimoni fra persone dello stesso sesso fossero diffusi nell'antica Roma, nel periodo paleocristiano e in varie società (come gli indiani d'America). Ma se oggi il mondo della politica pare fermo nel volerli impedire, è da un'epoca spesso considerata bigotta ed arretrata che ci giungono notizie di celebrazioni religiose che hanno voluto riconoscere e sancire quell'amore.
Tante paiono le testimonianze di un matrimonio fra persone dello stesso sesso che sarebbe celebrato da un prete di campagna al Mugello, in Toscana, verso la fine dell'800. Ed è quell'evento ad essere stato raccontato nel cortometraggio "Ubi tu gaius ego gaia" (la vecchia formula latina con cui ci si sposava), realizzato dal regista Matteo Tortora e presentato nella scorsa edizione del Florence Queer Festival.
«La mia volontà è quella di portare alla luce l'episodio e far riflettere -ha dichiarato il regista- Quanto fosse moderna e del tutto atipica la società locale che ha accettato questo prete e questi matrimoni in confronto alla nostra moderna società italiana, in cui l'idea di un unione tra persone dello stesso sesso è ancora e purtroppo "soltanto" fonte di discussione infinita. Deve far riflettere il peso di una chiesa locale, a contatto con le persone, in grado di accettare e accogliere le diversità sessuali e sociali, per di più in un periodo così bigotto e ancora poco moderno in confronto alla chiesa sovrana e globale che oggi lancia giudizi e attacca le diversità in quanto tali, senza beneficiare da esse della loro stessa esistenza».
Ma questo non è tutto. A far riflettere è anche come la Toscana sia stata la prima terra italiana ad aver approvato una legge contro l'omofobia (mentre oggi uno dei suoi simboli sarà concesso a gruppi omofobi che non vogliono far passare i moderni progetti di legge, ndr), così come il filosofo rinascimentale Pico della Mirandola venne seppellito a Firenze insieme a Girolamo Benivieni, l'uomo che aveva amato in vita. Ancor oggi sulla lapide della loro tomba, custodita presso la Chiesa di San Marco, si legge: «la morte non separi coloro i cui animi in vita congiunse Amore».
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