Il docu-film su Alfredo Ormando sarà presentato al Santa Barbara International Film Festival


«Ho passato buona parte dei miei quarant'anni sperando che le mie parole pubblicate in un'opera potessero uscire dai confini della mia isola, la Sicilia. Non è stato possibile, inesorabili i rifiuti delle case editrici, dalle più grandi alle minori. Allora ho deciso di farmi parola io stesso. Ho deciso di trasformare in urlo e in segno indelebile il mio corpo di uomo che ama un altro uomo, di gridare tutto ciò che la Chiesa non vuole vedere. Il mio corpo sarà la penna, si consumerà scrivendo la mia parola che nessuno potrà cancellare, il mio inchiostro sarà la benzina». Sono queste le ultime parole scritte da Alfredo Ormando, lo scrittore siciliano che si diede fuoco in Piazza San Pietro il 13 gennaio del 1998 per protestare contro l'omofobia della Chiesa Cattolica. Una Chiesa da lui amata ma che non lo aveva accolto preferendo «demonizzare l'omosessualità, demonizzando nel contempo la natura perché l'omosessualità è sua figlia».
E se in Italia molti preferiscono dimenticare e far finta di non ricordare, il regista statunitense Andy Abraham Wilson ha deciso di raccogliere il suo grido e di dar vita ad un docu-film dedicato alla sua storia. Ed è così che "Il fuoco di Alfredo" sarà proiettato in prima mondiale nel corso del Santa Barbara International Film Festival (in programma dal 30 gennaio al 9 febbraio 2014).
«Il soggetto del film -ha dichiarato il regista- tocca un nervo scoperto della società italiana che mostra, nel suo tessuto civile, tracce profonde di intolleranze e pregiudizi difficili da estirpare. Pur essendo una storia molto siciliana, distintamente calata nel paesaggio culturale del profondo sud, le questioni che essa dischiude risuonano in un panorama italiano altrettanto solcato dalle medesime intransigenze e repressioni. Le cronache recenti sembrano infatti testimoniare di vicende umane con gli stessi epiloghi fatali della storia di Alfredo, sollecitando l'urgenza di un discorso di sensibilizzazione ed educazione alla pratica delle libertà civili [...] Il film vuole raggiungere audience disparate, coinvolgendo spettatori provenienti da ambiti laici e religiosi che mostrano interesse al dissidio fra obblighi personali e obblighi istituzionali, diritti individuali e libertà religiose. In ultima analisi, sottolinea l'importanza di rispettare le diversità nelle loro forme, parlando a tutti gli individui che sentono di non essere adeguati, e a tutti coloro che si sono sentiti emarginati a causa della percezione della loro diversità».

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