Il Presidente dell'Uganda non firma la legge anti-gay
Il presidente dell'Uganda, Yoweri Museveni, ha deciso di non firmare la contestatissima legge voluta dal palmento che avrebbe introdotto pene carcerarie (sino all'ergastolo) per gay e lesbiche.
La buona notizia, però, è offuscata dalle motivazioni della sua scelta: secondo Museveni, infatti, quelle norme non avrebbero fermato l'omosessualità ed i gay avrebbero potuto continuato ad avere rapporti sessuali di nascosto. L'uomo ha anche esposto la sua curiosa teoria, secondo cui gli uomini farebbero sesso con altri uomini solo per motivi mercenari (anche se non si capisce da dove giungerebbe la richiesta, ndr) mentre le donne farebbero lo stesso con altre donne solo a causa della propria «fame sessuale».
In una lettera ai parlamentari, Museveni ha così dichiarato che «La questione al centro del dibattito sull'omosessualità è che fare con una persona anormale? La uccidiamo? La imprigioniamo? O la limitiamo? Anche a fronte delle leggi, loro si limiterebbero semplicemente a nascondersi e a continuano a praticare omosessualità e lesbismo per motivi di soldi». Ed ancora: «Non si può definire questa anormalità un diverso orientamento sessuale. È possibile che le società occidentali, a causa della loro riproduzione disordinata, abbiano generato molte persone anormali».
La norma anti-gay tornerà così alle camere per le modifiche richieste dal presidente, ma il livello di omofobia alla base della discussione lascia poche speranze per una norma che possa garantire il rispetto dei diritti di tutti. Il presidente ha anche sostenuto che l'unica via per "salvare" i giovani dal rischio di «un comportamento disgustoso» sia quella dello sviluppo economico e di un'industrializzazione dell'agricoltura.