Quando la religione si mischia con l'opportunismo
Matteo Renzi si è detto favorevole all'introduzione di una legge sulle unioni civili e alla rottamazione della Bossi-Fini e tanto è bastato per mandare su tutte le furie il mondo cattolico. «Su gay e immigrati non si tratta» fa sapere il Nuovo Centro Destra, così come alcuni suoi esponenti stanno cercando di imporre una moratoria sul tema attraverso la minaccia di una caduta di governo.
L'immancabile Eugenia Roccella non ha perso tempo nell'aggiungere che da parte del Pd «c'è uno sguardo carico di ideologia sulla famiglia. Tutto ciò che viene detto dalla Chiesa viene visto come ingerenza». Insomma, le unioni gay non andrebbero regolamentate perché lo dice il Vaticano.
Peccato, però, che in occasione dell'ultima tragedia di Lampedusa Papa Francesco abbia asserito anche che è «importante rafforzare questa politica europea che deve prevedere nuovi programmi di accoglienza». Una posizione a cui Fabrizio Cicchitto ha prontamente replicato: «Ieri il Pontefice ha sviluppato una riflessione di alto profilo su uno dei più grandi drammi del mondo contemporaneo, l'immigrazione. Un conto è la predicazione religiosa, un altro conto però è la gestione da parte dello Stato di un fenomeno cosi difficile, complesso e anche insidioso».
L'impressione è il governo voglia assecondare solo ciò che gli fa comodo: l'omofobia porta voti e a rimetterci sono solo i gay, l'immigrazione (soprattutto se mal gestita come in questi anni) potrebbe divenire un problema politico e l'accoglienza non è certo così popolare fra l'elettorato...
Quel che più fa riflettere, però, è come questa vocazione religiosa opportunistica non sia una prerogativa del solo mondo politico, ma prolifichi anche fra il mondo cattolico più estremista. Ad esempio basta addentrarsi fra i commenti lasciati dai lettori di Tempi.it (la rivista ciellina nota per le sue posizioni anti-gay) per constatare il medesimo atteggiamento.
Riguardo ai gay le asserzioni sono quelle di sempre: c'è chi dice che sia una malattia («una fetta della società è omosessuale e di questo bisogna prenderne atto, li si costringe ad andare dallo psicologo? Io lo consiglieri ma non puoi obbligare a farlo!»), chi si lancia in curiose similitudini («è come se qualcuno mi dice di correre in una strada dove il panorama è bello, però ad un certo punto la strada diventa un burrone e chi mi ha proposto di correrci lo sa, mentre io no o al massimo lo posso sospettare perché ho sentito che chi ci ha corso prima è uscito fuori strada. Ma in fondo me ne frego e cioè me la faccio una corsa con la macchina in quella strada. Oggi il modo di ragionare degli omosessuali mi pare esprimibile con questa similitudine») o chi spiega le proprie teorie scientifiche («sul fatto che l'omosessualità abbia cause psicologiche... non so... scartarlo a priori con tutto il rispetto mi pare ingenuo. Prova a pensarci: qualcuno dice che la causa sarebbe il cattivo rapporto col genitore dello stesso sesso. La società è stata resa sempre più competitiva e quindi stressata. Capita quindi che i genitori stressati trattino male i figli più spesso che nelle epoche passate e che alla fine ci siano più omosessuali»).
Tra le soluzioni proposte, invece, si va dal «Non tutte le inclinazioni sentimentali necessitano di una regolamentazione giuridica» a a «Si lasciano le cose così come sono, anzi, magari dare qualcosa in più alla famiglia "tradizionale", l'unica vera famiglia».
La posizione, però, si inverte quando si parla di accoglienza: c'è chi vuole leggi più severe («Abolire la Bossi-Fini ok. Ma sostituirla con qualcosa di molto più rigoroso contro questa scellerata immigrazione di terzomondisti di infimo livello»), chi prospetta scenari apocalittici («Saremmo invasi dagli stranieri musulmani, che sono una cultura in primis più giovane della nostra e in secundis diversa dalla nostra») o chi non riesce a sperare i due concetti temendo che quella non funzionerà come punizione inflitta ai gay («Ciò significa che lo scopo vero non è voler davvero favorire gli omosessuali, o aiutare i profughi, ma tentare di distruggere il cristianesimo. Infatti i musulmani, appena maggioranza, perseguiteranno si gli omosessuali ma soprattutto i cristiani»).
Insomma, posizioni così opportunistiche che paiono rendere superflue le interessanti elucubrazioni di Matteo Winkler chem dalle pagine de Il Fatto Quotidiano, si domanda «Un cattolico maturo dovrebbe domandarsi se il disegno di Dio contempli un premio finale per l'ostilità, l'odio e la segregazione, o se piuttosto non sia dovere morale di ogni cristiano smetterla di usare la religione come mezzo di coercizione politica nei confronti dell'"altro" e del "diverso". Da quale parte i cattolici vogliono stare? La nostra classe politica è davvero più simile ai gruppi che fanno dell'omofobia fanatica e ossessiva la loro ragione di vita, e non piuttosto a chi si adopera per rendere l'Italia non migliore, ma decente dal punto di vista dei diritti individuali?».
Peccato, però, che sia difficile pensare alla figura del «cattolico maturo» di fronte a troppe persone razziste ed omofobe che usano la religione come scusa per legittimiate i propri pregiudizi. Non va dimenticato, infatti, che l'intero cristianesimo è un invito al mettersi in gioco in prima persona («Lasciate tutto e seguitemi» dicono le Scritture) e solo una visione distorta può ridurlo ad un qualcosa che finisca con limitare il libero arbitrio altrui (lo stesso Gesù diceva: «Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo?»).