Attore russo si appella a Putin e chiede la reintroduzione del «crimine di omosessualità»


Dopo aver sostenuto che i gay andrebbero bruciati vivi nei forni, la star televisiva russa Ivan Okhlobystin (un ex prete ortodosso a cui nel 2010 è stato vietato di celebrare funzioni religiose) è tornato a lanciare una nuova offensiva ai danni della comunità lgbt. In un Paese dove l'omofobia viene spesso premiata dallo stato, l'uomo ha scritto una lettera aperta al presidente Putin per chiedere la reintroduzione del "reato di sodomia".
L'attore televisivo si dice certo della necessità di riattivare il defunto articolo 121 del codice penale, introdotto nel 1934 in piena epoca staliniana ed abolito nel 1993, che puniva il «crimine di omosessualità» con la reclusione fino a cinque anni (sette in caso di aggravanti).
Secondo Okhlobistin, l'omosessualità rappresenterebbe un pericolo per le nuove generazioni dato che «i sodomiti non possono avere figli e quindi questo "gruppo sociale" sarà costretto a rafforzare i propri ranghi usando i nostri figli».
Le sue nuove esternazioni omofobe hanno suscitato proteste anche fra la popolazione russa, mentre dal Cremlino al momento non è giunto alcun commento. Quando a dicembre sostenne che i gay dovrebbero essere bruciati nei forni, lo scalpore fu simile ma nei suoi confronti non venne preso alcun provvedimento (neppure da parte di Apple, a cui gli attivisti lgbt russi avevano chiesto di interrompere la collaborazione con la società telefonica russa Evroset, di cui Okhlobystin è direttore creativo).
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