Il Forum delle famiglie umbro contro il piano anti-omofobia nelle scuole: «Tenete a casa i figli»
È il Forum delle associazioni familiari dell'Umbria ad aver dato vita ad un documento intitolato «Dodici strumenti di autodifesa dalla "teoria del gender" per genitori con figli da 0 a 18 anni». L'obiettivo dichiarato è quello di disconoscere l'esistenza dell'identità di genere e di impedire che nelle scuole se ne possa parlare, motivo per cui la loro prima azione pubblica è volta proprio a contrastare la strategia nazionale anti-omofobia studiata dall'Unar.
Nel documento si suggerisce ai genitori «verificate con cura i piani dell'offerta formativa» delle scuole per accertare l'assenza di progetti anti-omofobia, così come periodici interrogatori ai figli per sincerarsi che quei temi non vengano affrontati nelle classi. Si suggerisce poi di visitare spesso il sito internet delle scuole «per verificare che il gender non passi attraverso ulteriori lezioni extracurricolari» (come assemblee di istituto o altre attività straordinarie) e di informare la loro associazione se la scuola propone incontri per genitori o insegnanti.
Viene suggerita anche l'idea di candidarsi come rappresentati di classe o di votare esclusivamente persone che condividono la propria posizione in merito, uno stratagemma che consentirebbe di poter intervenire più facilmente nell'impedire attività formative legate all'identità di genere.
Qualora la scuola organizzi lezioni o interventi per gli studenti, l'associazione invita tutti a «dare l'allarme» attraverso la convocazione di riunioni di genitori e consigli di classe straordinari, lettere raccomandate alla preside, al dirigente dell'ufficio scolastico provinciale alle associazioni familiari, ai consiglieri comunali, ai consiglieri regionali e ai parlamentari. Qualora nessuno di questi sia così bigotto da intervenire per bloccare l'iniziativa, il diktat dato è lapidario: «terrete i vostri figli a casa».
L'associazione si rende anche disponibile a fornire assistenza legale per redarre formali diffide o per inoltrare ricorsi al TAR al fine di impedire che ai figli possa essere spiegato che la sessualità ha molteplici sfaccettature. C'è da chiedersi cosa accadrebbe se uno di quei genitori dovesse un giorno accorgersi di avere un figlio transessuale, costretto dalle loro azioni a sentirsi diverso (forse condannandolo all'infelicità o spingendolo al suicidio) al solo fine di tutelare la loro paura della diversità, in un'azione dettata solo dall'egoismo di chi ritiene che la propria incapacità all'accoglienza sia un motivo sufficiente per impedire che gli altri possano vivere secondo la propria natura.
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