Il Governo accoglie l'invito dei vescovi e prova a bloccare i progetti anti-omofbia nelle scuole


Se i commenti omofobi, violenti ed intollerabili registrati su Facebook in seguito alla notizia dell'arresto di Vladimir Luxuria sottolineano un allarme sociale e una crescente violenza nei confronti delle minoranze sessuali, il Governo ha prontamente pensato di dare la sua risposta tentando di bloccare un progetto di educazione alla diversità nelle scuole.
A darne notizia è Avvenire, pronto a scagliarsi contro l'Unar (l'ufficio anti-discriminazioni che ha curato il progetto) sostenendo con una serie di articoli che il suo compiuto sia quello di opporsi alla discriminazione razziale e che non abbia alcuna voce in capitolo sui diritti dei gay (che, proprio grazie all'assenza di organismi dedicati, dovrebbero essere abbandonati a sé stessi senza che nessuno se ne occupi). Ed è così che sei senatori (Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Luigi Compagna, Federica Chiavaroli e Laura Bianconi) hanno prontamente risposto all'appello dei vescovi ed hanno optato per un'interpellanza al Presidente del Consiglio dei ministri con cui cercare di impedirne la distribuzione degli opuscoli nelle scuole.
«Il racconto sulle "pericolose teorie del gender" scritto sulle pagine del giornale dei vescovi -dichiara una nota di Arcigay- è esattamente l'ostacolo che quotidianamente l'educazione alla diversità incontra nel suo tentativo di approcciarsi alle scuole: pagine e pagine di cronaca raccontano in questi giorni le polemiche sollevate da libri per bambini in cui un cagnolino vuole studiare danza classica, o due pinguini si prendono cura di un uovo pronto a schiudersi. Assecondare quelle crociate senza entrare nel merito dei contenuti significa porre un ostacolo enorme sulla strada dell'educazione alle diversità e danneggiare, inspiegabilmente, il lavoro di tutti, negli enti pubblici, nella scuola e nella società».
Insieme ad ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t., l'associazione è intervenuta anche sulle recenti dichiarazioni rilasciate dalla viceministro Maria Cecilia Guerra relative (sino ad oggi con delega alle Pari Opportunità): «Questa iniziativa e l'intera Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere non sono l'atto anarchico e isolato di un ufficio, semmai la concretizzazione di un percorso politico messo in campo attraverso Unar dalle persone che prima di Maria Cecilia Guerra sono state titolari della delega alle Pari Opportunità. E non parliamo del tentativo di far prevalere un'idea sull'altra, semmai della doverosa necessità di aprire una breccia in un sistema di rappresentazione mediatica cannibalizzato dagli stereotipi, sulle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans. Ma anche sulle donne, sugli stranieri e su tutto ciò che poi sul piano sociale si trasforma in bersaglio ricorrente di discriminazioni e crimini d'odio. Quegli strumenti didattici, opzionali e mai imposti, servono a dotare il corpo docente (non gli alunni) di una competenza su temi che ancora oggi è difficile incontrare nei percorsi formativi. Instillare un dubbio sulla qualità di quegli strumenti, assecondando la vergognosa campagna mistificatrice della più potente lobby del mondo, nel giorno stesso in cui il Governo si scioglie, è un comportamento che dalla Viceministro Guerra non ci saremmo mai aspettati. Da domani in poi sarà più difficile ricostruire il tessuto di fiducia attorno ai progetti di educazione alla diversità, trame che rischiamo di esserci giocate in poche ore con un colpo di coda irragionevole».
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