Il talento di Rufus Wainwright vince sulle polemiche e conquista l'Ariston
I Papa Boys e Militia Christi lo avevano definito «blasfemo» e «satanista», spingendosi sino ad organizzare picchetti di protesta davanti ai palazzi della Rai per reclamare che non gli fosse consentito di salire sul palco. Richieste che non avevano mancato di riscuotere credito anche fra i palazzi della politica, con vari esponenti del Ncr che avevano fatto a gara per sposare la loro causa.
Eppure Rufus Wainwright non ha fatto scandalo, limitandosi ad incantare il pubblico con la sua "Cigarettes and Chocolate Milk" e con una cover di "Across the Universe" dei Beatles. Dal palco ha anche rivendicato con pacatezza ed orgoglio il suo essere gay, riscuotendo l'applauso dell'intero teatro. Ma nulla di più.
Insomma, tutti i timori espressi nei giorni scorsi dal mondo cattolico non solo si sono rivelati un'enorme bolla di sapone, ma anche una chiara testimonianza di un'esasperata paura di permettere che agli altri sia offerta la loro stessa libertà di parola. Un vero e proprio terrore che pare quasi motivato dalla una consapevolezza del proprio anacronismo, motivo per cui si rivendica che a nessuno possa essere data la possibilità di esprimere pensieri che possano contrastare con i loro proclami.
Dal canto suo Wainwright si era già distinto nelle scorse ore per la classe con cui aveva risposto a quell'attacco (pur dicendosi «sorpreso» visto che il suo «Gay Messiah non è Gesù»). «Devo ringraziarli su più fronti -ha dichiarato a Vanity Fair- prima di tutto, è sempre bene suscitare un po' di scandalo dove vai. È pubblicità gratuita. Poi, parlando più seriamente, penso sia importante discutere di determinati argomenti».
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