L'Age proporne di non mandare i figli a scuola contro il «rischio di rieducazione al gender»


La finalità delle scuole dell'obbligo è quello di formare gli alunni secondo i principi della Costituzione Italiana e nel rispetto e nella valorizzazione delle peculiarità individuali. Eppure in queste ore il movimento cattolico pare voler rimettere in discussione questa tesi, sostenendo che il genitore abbia il diritto di decidere autonomamente che cosa insegnare ai propri figli.
Se la tesi in sé non sta in piedi (un genitore non può certo decidere che suo figlio debba pensare che la Terra sia piatta, ndr) i motivi della protesta iniziano a capirsi nel momento in cui il dito viene puntato contro piano anti-discriminazione lanciato nelle scuole. Chi per mesi ha sostenuto che l'omofobia non fosse altro che una legittima libertà d'opinione, ora chiede che nelle scuole non venga fatto nulla per tutelare le minoranze sessuali, permettendo ai genitori di poter educare alla discriminazione i propri figli.
L'ultima proposta lanciata dall'Associazione italiana genitori (Age) è una giornata mensile in cui non mandare a scuola i propri figli per rivendicare la propria posizione contro il «rischio di rieducazione al gender di leggi per la formazione dei docenti e progetti didattici per gli studenti attivati dal ministero dell'Istruzione, dall'Unar (Ufficio antidiscriminazioni della Presidenza del Consiglio) e da alcuni comuni, province e regioni in tutta Italia sui temi dell'educazione alla sessualità, della lotta alle discriminazioni e agli stereotipi di genere, del contrasto al bullismo omofobico».
Ed è così che si è scelto di emulare una protesta già attuata dai cattolici francesi, da cui stanno ormai importando sia le associazioni (si pensi alla Manifeste Pour Tout), sia le ideologie.
Secondo l'Age, inoltre, la lotta al bullismo omofobico attraverso la conoscenza delle diversità metterebbe a repentaglio «i fondamenti dell'educazione dei nostri figli, il diritto dei genitori di scegliere liberamente l'educazione dei propri figli, ma anche la libertà d'insegnamento dei docenti e la laicità dello Stato».
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