Le 20 azioni per fermare la legge anti-gay in Uganda
Pare quasi impossibile poter sconfiggere la legge anti-gay approvata in Uganda e già stata ratificata dal presidente Yoweri Museveni, eppure secondo l'ugandese Coalizione della società civile per i diritti umani ed il diritto costituzionale (CSCHRCL) questo risultato non è impossibile da raggiungere se la comunità internazionale darà il proprio pieno appoggio. L'associazione ha così individuato e pubblicato una lista di venti azioni possibili (che il sito Ilgrandecolibri.com ha tradotto e pubblicato in italiano).
Il documento invita a farsi sentire presso i propri governi, sottolineando le implicazioni generali della legge relativamente alla sanità pubblica e ai diritti umani in generale, e ad organizzare manifestazioni in tutto il mondo. Ben sapendo come i diritti civili siano spesso secondari agli interessi economici, si invita a fare appello alle multinazionali che hanno affari in Uganda (come Heineiken, KLM, British Airways, Turkish Airlines o Barclays Bank) e a rilasciare dichiarazioni pubbliche di condanna contro la trasformazione in legge del progetto di legge.
Riguardo agli aiuti economici, l'associazione ritiene che un taglio incontrollato possa portare solo ad inutili sofferenze per la popolazione, mentre appoggia i tagli mirati a settori specifici (come la decisione del governo olandese di cessare il finanziamento nel settore della giustizia). Si ritiene importante anche un aumento del finanziamento di assistenza legale in opposizione alla leggi omofobe, pressioni sulle amministrazioni per l'immigrazione e l'identificazione di organizzazioni in grado di fornire assistenza locale.
I cittadini possono anche utilizzare i social network per far sentire la propria voce contro gli arresti per omosessualità o per chiedere che il proprio governo prenda posizione e dirami avvertenze di viaggio sull'Uganda (è obbligo delle istituzioni il proteggere i propri cittadini lgbti), così come dovrebbero fare anche le aziende turistiche o i personaggi famosi.
Si invita anche attirate l'attenzione pubblica internazionale su questioni come la corruzione, il traffico di esseri umani, la "nodding desease" nell'Uganda settentrionale, il furto delle terre, la soppressione della libertà dei media e dello spazio per la società civile, la legge sulla gestione dell'ordine pubblico, in modo che l'attenzione si sposti dove è più giusto che stia, nei migliori interessi dell'intera popolazione del paese. Allo stesso modo si chiede di spingere i leader religiosi di tutte le fedi (cattolici, anglicani, musulmani, protestanti, avventisti del settimo giorno, quaccheri...) a rilasciare dichiarazioni che incoraggino la tolleranza e il rispetto dei diritti umani per tutti gli ugandesi e gli africani.