Belgrado: le alluvioni fermano il Pride
Dopo le violenze registrate nel 2010 (quando gruppi neonazisti cercarono di linciare i manifestanti e portarono disordini anche in Italia), il Gay Pride di Belgrado è stato vietato di anno in anno. Nel 2011, nel 2012 e nel 2013 le autorità non permisero ai manifestanti di scendere in piazza per timore di aggressioni da parte di gruppi neonazisti.
Il 2014 avrebbe dovuto segnare l'anno di un ritorno in piazza, ma gli organizzatori del Pride si sono visti costretti ad annullarlo a causa delle alluvioni che hanno colpito la regione, mietendo decine di vittime. Evitare di scendere per le strade festanti mentre parte della popolazione era impegnata a piangere i propri morti appare senza dubbio la scelta migliore, ma purtroppo c'è chi non ha perso occasione per strumentalizzare le cose.
Già alla vigilia dell'evento il patriarca ortodosso serbo Irinej aveva sostenuto che quelle piogge fossero una punizione nei confronti della parata ed è quella la tesi che il mondo ortodosso pare abbia scelto di utilizzare per alimentare la paura e l'odio nei confronti dei gay (indicandoli come i responsabili dell'accaduto).
La manifestazione godeva del supporto di Amnesty International, impegnatasi a garantire la sicurezza degli organizzatori delle manifestazioni più a rischio. I Pride scelti dall'organizzazione erano quelli di Belgrado e di Kiev, il primo annullato per cause naturali e il secondo a rischio a causa della precaria situazione in Ucraina.