Il doppio volto della giunta Pisapia: il Comune di Milano dice «no» alla trascrizione delle nozze gay


«Abbiamo fatto dei passi in avanti ma dobbiamo fare passi da giganti». È questo l'auspicio che il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha lanciato dal palco del Gay Pride meneghino. Peccato che nella stessa giornata Pietro e Paolo si siano sentiti rifiutare dal Comune di Milano la richiesta di trascrizione del loro matrimonio celebrato un mese fa a New York.
I due avevano invocato la sentenza della Cassazione del 2012 riconosceva alle coppie gay un «trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata», così come avevano fatto affidamento alla sentenza che aveva imposto al comune di Grosseto la trascrizione di un matrimonio fra due uomini (decisione poi seguita anche dal Comune di Latina e da quello di Napoli).
E se nella città partenopea la trascrizione avine d'ufficio, il capoluogo lombardo ha preferito appellarsi alla «circolare del ministero degli Interni numero 55 del 18 ottobre 2007» che dispone che «il nostro ordinamento non ammette il matrimonio omosessuale e la richiesta di trascrizione di un simile atto compiuto all'estero deve essere rifiutata».
Delusione è stata espressa dalla rete Lenford: «Rispetto alla circolare del 2007 è cambiato il mondo. Se è per questo esistono anche circolari degli anni '50, mai abolite, che nessuno applica più. E dopo il caso di Grosseto era stato lo stesso Comune di Milano, come tanti altri, a consultarci per avere un parere. Abbiamo risposto con tutta la giurisprudenza possibile che la "trascrizione" è non solo legittima ma doverosa. Siamo stati anche convocati, sempre dal Comune, a specifici incontri sul tema. E in effetti abbiamo ricevuto tante parole di solidarietà. Di fatto però, alla prima occasione concreta, l'amministrazione Pisapia non ha avuto il coraggio di essere coerente con le sue posizioni teoriche».
L'assessore Pierfrancesco Majorino ha replicato: «Siamo tutti dalla stessa parte, ma le regole ci legano le mani. Chiediamo noi per primi che il legislatore le cambi».
L'unico dato certo, però, è che l'uguaglianza fra i cittadini sancita dalla Costituzione non esiste più: a fronte di coppie identiche con storie identiche, in alcune città si è giuridicamente sposati, in altre si è meri conviventi. Milano pare dunque aver scelto di esimersi dal mettersi in gioco per compiere il «passo da gigante» tanto auspicato.
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