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Libero lancia l'allarme: «I gay vogliono plasmare le menti dei più piccoli ad accettare le persone lgbt»

Dopo La Bussola Quotidiana, anche il quotidiano Libero ha deciso di occuparsi della manifestazione "GiochiAmo senza stereotipi. Educazione all'affettività attraverso il gioco" organizzata a Palermo dalle Famiglie Arcobaleno. Come chiarisce chiaramente il nome, l'evento mira a spiegare ai più piccoli che gli affetti possono avere varie sfaccettature e che «l'azzurro non è vero che sta bene solo con il rosa, ci sono un'infinità di sfumature e a volte azzurro vuole azzurro e rosa vuole rosa».
Nell'articolo di Marianna Baroli, però, il tutto viene descritto come «nove giorni di indottrinamento lgbt». Un termine ripetuto più volte, sino a sostenere che lo scopo ultimo della manifestazione sia quello di «indottrinare i bambini dagli 0 ai 6 anni, tramite canzoni e storie, ad accettare gay e lesbiche». Si afferma che si è di fronte ad «una sorta di "lavaggio del cervello" fatto celando nelle storie e nei testi delle canzoni insegnate messaggi che diventano sponsor di omosessualità e bisessualità».
L'incredibile giunge quando si arriva a leggere che «Il ciclone Gay Pride Bimbi è esploso tra i genitori di tutta Italia. Nulla di strano a creare eventi per bambini se non fosse che l'impronta dominante di tutti questi incontri è quella dell'inclusività e della valorizzazione delle differenze degli orientamenti sessuali».
Esatto. Ad un tratto il problema diventa chiaro e si esplica come non si vuole che ai bambini venga insegnata l'accettazione della diversità (anzi, non lo vorrebbero «i genitori di tutta Italia»). Il tutto viene rimarcato anche in una frase successiva, volta a sostenere che «è proprio questa la nuova frontiera dei Gay Pride: l'ossessione di plasmare le menti dei più piccoli ad accettare in egual modo gay, etero o bisessuali».
In conclusione non poteva mancare una strumentalizzazione politica contro il sindaco Leoluca Orlando, al quale la giornalista chiede: «Ma non sarà meglio lasciare ai più piccoli almeno la libertà di gioco?».
Insomma, oltre a sostenere che sia un dovere morale far nascere i bambini nell'odio della diversità (lanciando un esplicito invito all'omofobia e all'educazione omofobica), si sostiene anche che ai bambini non debbano mai essere proposti giochi educativi (sia mai che crescano intelligenti!).
Curioso è anche come il tutto sia descritto con toni che lascerebbero immaginare un'attività imposta ai bambini, anche se in realtà la partecipazione alle attività è del tutto volontaria e basata sulla decisione dei genitori. Ne consegue che le inutili polemiche sono rivolte verso un'iniziativa a cui non si vuole che i figli degli altri possano partecipare, tentando di imporre il proprio pensiero anche a chi non vuole che i propri bambini crescano divorati dall'odio verso la diversità.


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