Il Giornale, il giudice pro-stupro e quell'accostamento equivoco fra omosessualità e pedofilia
«Signor Carter, se il titolo è grande la notizia diventa subito importante», diceva uno dei personaggi del film Quarto potere. In questo caso il titolo grande scelto da Il Giornale è "Pedofilia e incesto saranno accettati come lo sono oggi i gay".
L'articolo racconta la vicenda del giudice australiano Garry Neilson, finito alla ribalta delle cronache per aver paragonato l'incesto all'omosessualità con il fine di difendere un uomo che ha ripetutamente stuprato la sorella.
Se Il Giornale preferisce attribuirgli le parole «Magari un giorno incesto e pedofilia saranno accettati dalla società e non saranno più tabù, proprio come è successo con le unioni gay», la stampa estera riporta un virgolettato un po' diverso: «Se fossimo negli anni '50 e se ci fosse stata una giuria di dodici persone seduta lì, direbbero che è innaturale per un uomo essere interessato ad un altro uomo o che un uomo possa essere interessato ad un ragazzo. Quelle posizioni sono ora sorpassate. Oggi una giuria potrebbe non trovare nulla di sconveniente in un fratello che fa sesso con la sorella una volta maturati sessualmente».
Ed è qui che sorge un dubbio: perché utilizzare il futuro (quasi a monito) se le affermazioni del giudice si riferivano al presente? Perché parlare di «unioni gay» se i riferimenti erano all'attrazione fra due uomini? E perché inserire una fotografia di un matrimonio gay anziché quella del giudice?
Al di là degli accenti più o meno discutibili con cui la storia viene brevemente raccontata nei suoi punti fondamenteli (interessante è provare a paragonare la pagina de Il Giornale con quella del Daily Telegraph per avere l'impressione che si stia parlando di due cose diverse). Ma è addentrandosi fra i commenti che si vede come in molti non siano andati al di là del titolo o non siano riusciti a capire di cosa si stesse realmente parlando, accalcandosi a congratularsi con il giudice anti-gay: «ha ragione», «uno dei pochissimi giudici di destra rimasti al mondo», «una mosca bianca», «il fatto che possano adottare bambini mi mette i brividi»...
Peccato che nella vicenda i gay non c'entrino un bel fico secco (se non per quell'infelicissimo paragone) e il tema principale della notizia sarebbe dovuto essere quella di un giudice pronto giustificare l'accaduto per assegnare una pena minima all'imputato.
Dalla stampa estera, infatti, si apprende come Neilson abbia preso in considerazione solo lo stupro commesso quando la sorella aveva già compiuto i 18 anni (ritenendo inammissibile l'ammissione di colpa dell'imputato che, messo alle strette dalla polizia, ha confessato di aver stuprato in precedenza la piccola quando aveva solo 11 anni) e lo ha dichiarato non colpevole per l'accusa di rapporti sessuali senza non consensuali. «A quell'epoca erano entrambi adulti e maturi -ha detto- e la ragazza aveva perso la verginità avendo già avuto due rapporti con gli uomini. Inoltre lei era diventata "libera" dopo la rottura del suo rapporto con il secondo uomo. L'unica cosa che potrebbe cambiare la situazione è il fatto che fossero fratello e sorella, ma abbiamo percorso una lunga strada dal 1950, quando il Common Law inglese sosteneva che il sesso fuori dal matrimonio non fosse lecito.
L'incesto è ancora un reato a causa del rischio di anomalie genetiche nei bambini nati da rapporti consanguinei, ma anche questo aspetto non è rilevante perché vi è facilità nell'accesso alla contraccezione e si può facilmente ricorrere all'aborto».
Già nel novembre del 2011 il giudice finì in quello che Il Giornale definisce «fuoco incrociato della stampa australiana». In quell'occasione fu molto indulgente nei confronti di uno stupratore 55enne che abusò ripetutamente della nipote. L'uomo aveva una relazione con la propria sorella (madre della vittima) e ragazzina aveva solo 15 e 16 anni quando venne violentata a casa sua nel 2007 e nel 2008.
Ma secondo il giudice non era nulla di grave: «Dopotutto non ha eiaculato dentro a sua nipote, esponendola al rischio di una gravidanza o di malattie sessualmente trasmissibili, e non l'ha trattata in maniera brusca». Da qui la sua decisione di condannare l'uomo alle pena minima, con la concessione di tutti gli sconti di pena possibili.