L'anatema di Famiglia Cristiana: «L'M5S si astenga dal votare il ddl Scalfarotto o tradirà sé stesso»
«Sul disegno di legge Scalfarotto e sulle unioni civili i parlamentari del Movimento 5 Stelle dovrebbero astenersi perché non possono prendere decisioni così importanti su temi non previsti nel programma, come hanno sempre detto Grillo e Casaleggio. Il Movimento, inoltre, dovrebbe rinviare ogni decisione a una capillare consultazione in rete. Poi, in base ai risultati del sondaggio, elaborare un nuovo punto del programma da presentare agli elettori al prossimo appuntamento elettorale». È questo il virgolettato riportato da Famiglia Cristiana ed attribuito ad un non meglio specificato gruppi di militanti cattolici del M5S sceso in piazza a Roma con le Sentinelle in piedi. Nell'occasione si parla anche di un'accusa ai parlamentari «di complicità con le lobby omosessualiste» e di aver taciuto sentimenti «vicini al sentire cattolico».
Si sostiene anche che un qualunque voto dato per il contrasto dell'omofobia o per il riconoscimento delle unioni gay sia da intendersi come un «tradimento verso l'M5S stesso»
Il settimanale pare dunque non solo dare per scontato che i cattolici debbano essere necessariamente contrari ai diritti civili (il che non è certo un dogma), ma anche che gli impegni pre-elettorali non abbiano valore. Chiunque abbia un po' di memoria, infatti, ricorderà che il matrimonio egualitario è stata una delle promesse elettorali, così come il Ddl Scalfarotto è nato dall'unione con i testi per il contrasto all'omofobia presentati proprio dal Movimento. Perché mai le cose dovrebbero cambiare in corsa sulla base della contrarietà espressa da qualche singolo cittadino?
In fondo i militanti hanno canali di democrazia interna per far valere le proprie perplessità, sempre ammesso che i «militanti cattolici del M5S» in questione siano gli stessi che scrissero una lettera aperta in occasione del voto e che si resero poi conto di essere una minoranza. In tal caso ci sarebbe da chiedersi perché mai Famiglia Cristiana sia tornata a dargli voce, attribuendogli anche una sorta di autorità in grado di far parlare di dissenso interno a fronte di persone che non riescono a far pesare da sé la propria posizione. Il rischio è il tutto finisca per apparire come l'ennesimo tentativo di far mera propaganda sulle spalle di un gruppo parlamentare che ha messo in gioco idee ben diverse da quelle che Famiglia Cristiana vorrebbe (da qui l'invito a far mancare i numeri per poter imporre la propria volontà).
Update: Beppe Grillo ha smentito la possibile veridicità di quanto sostenuto dalla rivista cattolica, precisando che «il MoVimento 5 Stelle è privo di aree, frange, sottogruppi, correnti e quant'altro» motivo per cui un riferimento ad una presunta «ala cattolica» è «è errato in forma e sostanza». Inoltre il personaggio citato nell'articolo «è un attivista come tantissimi, e non ci risulta sia mai stato designato come coordinatore, tanto meno di una area inesistente come sopra descritta; egli agisce, come tutti, a titolo personale e non a nome del Movimento».