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L'ex attivista anti-gay: «Fermate le terapie di conversione, sono dannose»

Nel passato di Yvette Cantu Schneider c'è un'attività da fervente attivista anti-gay, ora è in prima fila a chiedere una rapida approvazione di divieto nazionale alle cosiddette «terapie di conversione» dell'omosessualità. Le stesse che sino a qualche anno fa propagandava, assicurandone l'efficacia.
Nel corso di un'intervista a "Good As You", l'ex attivista anti-gay ha dichiarato che: «È molto dannoso prendere un bambino e mettere in discussione la sua sessualità o pensare che le sue qualità non siano in linea con quanto la nostra società ritiene normativo per il suo genere, comunicando al bambino (e ai suoi genitori) che c'è qualcosa di sbagliato in lui [...] Quando i loro sentimenti riescono a cambiare, rimane in loro una grande quantità di vergogna anziché la realizzazione data dall'aver abbracciato le molteplici sfaccettature del proprio io».
La Schneider ha rivelato anche di aver nutrito dubbi sull'efficacia di quelle "terapie" anche mentre si batteva per promuoverle, affermando di aver sempre pensato di non volere storie con "ex-gay" per il timore che potessero da un momento all'altro tornare a vivere la sua sessualità naturale. Il tutto fermo restando che è lei stessa a precisare di non aver mai visto dal vivo un cosiddetto "ex-gay".
A patire dal 1998 la Schneider ha militato per 14 anni in associazioni come il Family Research Council, la Focus on the Family ed Exodus, tutte riunite da ideologie cristiane di estrema destra. «Una ex-lesbica appariva la persona perfetta per poter equiparare i matrimoni gay con tutte le combinazioni possibili di matrimonio... e, naturalmente, il fine era quello di spaventare la gente facendole credere che quegli scenari potessero realmente accadere».
Con la caduta della Prop8 californiana la donna iniziò a dubitare di voler proseguire in quella lotta: «Non c'era nulla che potessi aggiungere a quello che chiunque altro avrebbe potuto dire. Ognuno legge gli articoli di tutti gli altri ed ascolta i discorsi di tutti gli altri, poi dice le stesse cose che hanno detto loro. È più facile in questo modo». Questo la spinse ad abbandonare la sua militanza.


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