Omofobia: l'Italia è il Paese che discrimina di più


Un sondaggio condotto dell'Unione Europea vede il nostro Paese relegato in fondo a tutte le classifiche quando si parla di libertà sessuale a scuola, sul posto di lavoro o al momento di accedere ai servizi. In tutto ciò gioca un ruolo chiave anche la politica, sempre pronta ad auto-assolversi ma qui accusata di utilizzare diffusamente un linguaggio discriminatorio dal 91% dei partecipanti (la media europea è del 44% ed anche nei Paesi dell'est la percentuale non supera mai l'80%).
Lo sdoganamento della violenza verbale da parte della classe politica appare come parte di un processo che porta assuefazione e assimilazione della cultura dell'intolleranza, motivo per cui l'Italia appare all'ultimo posto anche per quanto riguarda la discriminazione nella vita quotidiana e al ricorso ai discorsi d'odio.
L'Italia appare ai primi posti delle classifiche, invece, per quanto riguarda la convinzione che una legge contro l'omofobia o il riconoscimento delle unioni gay garantirebbero una qualità di vita migliore alle persone lgbt.
A livello globale è interessante è notare come l'Europa appaia divisa in due grandi blocchi: da una parte ci sono i Paesi dell'ovest che hanno legalizzato il matrimonio, le unioni civili e le adozioni gay, dall'altro ci sono le nazioni dell'ex-blocco sovietico che spesso presentano un vincolo costituzionale che impedisce il riconoscimento del matrimonio per le coppie omoparentali (anche se l'Ungheria ha comunque riconosciuto le unione civili). L'italia dovrebbe far parte del primo gruppo, eppure in tema di diritti e di discriminazione ha caratteristiche del tutto assimilabili al secondo gruppo.
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