Showtime trasmetterà "Kidnapped For Christ"
Ne avevamo parlato quando il progetto era ancora in una fase embrionale ed alla ricerca di finanziamenti tramite crowdfunding. Ora il film "Kidnapped For Christ" è stato realizzato e si è già aggiudicato alcuni importanti premi in vari festival cinematografici statunitensi (dal premio speciale della giuria al Nashville Film Festival 2014 al premio del pubblico come miglior documentario al Slamdance Film Festival 2014). Il 10 luglio prossimo raggiungerà anche il grande pubblico grazie al canale televisivo Showtime.
La pellicola si occupa delle fantomatiche "terapie riparative" dall'omosessualità, indagando in particolar modo sul programma di rieducazione Escuela Caribe. Si tratta di una scuola cristiana della Repubblica Dominicana che ufficialmente ospita alcuni «adolescenti problematici» statunitensi (tra cui numerosi gay e lesbiche spediti lì da famiglie che li avrebbero preferiti eterosessuali).
I metodi adottati dall'istituto cristiano sono al limite della tortura: i ragazzi vengono prelevati a forza nel cuore della notte, si parla di abusi fisici ed il personale non si fa problemi ad impartire punizioni arbitrarie e degradanti agli studenti.
A raccontare la propria storia c'è David, un 17enne del Colorado che è stato spedito lì poco dopo il suo coming out con i genitori; Beth, un 15enne del Michigan affetto da debilitanti attacchi di panico e Tai, un 16enne che ha assunto droghe in seguito ad un trauma infantile. Ragazzi che avrebbero bisogno di supporto ma che i genitori hanno preferito affidare ad un campo che, attraverso una sorta di lavaggio del cervello, punta alla colpevolizzazione, alla paura e al senso di colpa.
Sappiamo tutti che l'orientamento sessuale è una caratteristica naturale dell'uomo (così come sancito anche dall'Oms) e che l'intero mondo scientifico ha rigettato le presunte "terapie" di riconversione. Anzi, a negarne l'efficacia non è mancata la testimonianza chi le ha praticate e promosse per anni.
Sappiamo anche che alcune casalinghe svizzere e gruppi religiosi si ostinano a sostenerne ciecamente l'efficacia pur di avere una scusa dietro a cui nascondere il proprio odio e per rivendicare una supremazia. Storie drammatiche di ex-gay, da cui spesso traspare il senso di colpa e l'odio verso sé stessi inculcati da altri, sono sbandierati come un successo ed utilizzati per convincere il maggior numero ad odiare sé stessi o a colpevolizzare i propri figli per come sono nati. Il tutto sulla base di ideologie non troppo dissimili dalla teoria sulla razza di Hitler.
A muovere le loro coscienze, però, spesso è anche la volontà di poter attingere ad una fetta di un mercato stimato in almeno due miliardi di dollari all'anno. In fondo chi commercia in armi non si preoccupa del loro utilizzo, perché mai chi commercia in discriminazione dovrebbe preoccuparsi delle vite che distrugge quando queste gli garantiranno le tasche piene di denaro frusciante?
Intanto gli stati stessi stati che valutano l'arresto di chi diffonde teorie scientifiche non ancora consolidate (si pensi al "Caso Stamina") restano inermi di fronte a teorie già screditate, attribuendo alla Chiesa e ai cattolici il diritto di poter diffondere finte tesi volte alla discriminazione o a sostenere fantomatiche "cure" impartite a chi non ne avrebbe bisogno. Ma forse sappiamo anche che i gay sono cittadini di serie B e che il volere dei cattolici ha precedenza sul diritto alla salute altrui. da qui la necessità di denunciare e far conoscere ciò di cui si sta parlando, perché in palio non c'è tanto la «difesa» della famiglia quanto la difesa di un sistema criminale.
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