Si è svolto senza incidenti di rilievo il Gay Pride di San Pietroburgo
Si è svolto senza indicenti di rilievo il Gay Pride di San Pietroburgo. Anzi, la polizia si è premunita di difendere i circa 150 manifestanti e li ha addirittura scortati per evitare aggressioni al termine della manifestazione.
Nonostante l'epilogo tranquillo, però, l'organizzazione dell'evento non è stata una passeggiata e non sono mancate provocazioni da parte delle istituzioni. Ad esempio l'intera organizzazione è stata curata dall'associazione lgbt Ravnopraviye, ma ai suoi attivisti è stata vietata la partecipazione a causa delle norme anti-gay russe. Si sarebbe voluta realizzare una parata, ma le autorità cittadine si sono opposte e -dato l'obbligo che avevano di individuare un luogo alternativo- ne hanno proposto l'organizzazione accanto al cimitero dello sperduto villaggio di Novosyolk o in una discarica vicino al Golfo di Finlandia. Ricorsi ad un tribunale, gli organizzatori si sono sentiti dire dal giudice che non vi era alcuna differenza fra l'organizzazione un pride nelle vie cittadine o nei due luoghi proposti della autorità. Ed è così che l'idea della parata è stata accantonata e ci si è dovuti accontentare di una manifestazione che, secondo le leggi federali, sarebbe stato possibile organizzare presso il parco cittadino di Mars Park.
Fra partecipanti vi erano anche alcuni esponenti del movimento femminista e gli organizzatori hanno voluto ringraziare la polizia, ricordando l'importanza di «essere liberi in un Paese non così libero». Un attivista ha anche parlato anche di HIV e AIDS, un altro ha marciato con una bandiera arcobaleno laceratasi durante i violenti scontri dello scorso anno.
Non sono mancate poi alcune provocazioni, come un uomo che avrebbe appositamente portato lì dei bambini per fotografarli dinnanzi alla manifestazione (forse con lo scopo di sostenere che la legge contro la cosiddetta «propaganda omosessuale sui minori» fosse stata violata). Un giornalista avrebbe provato a fotografarli ma pare sia stato arrestato per aver scattato una foto a dei minori senza il consenso dei genitori.
Via Queerussia