Brent Ray Fraser, l'artista canadese che dipinge con il proprio pene
Nato il 24 gennaio 1979, Brent Ray Fraser si definisce il creatore di un'arte provocatoria in cui il corpo umano non è solo oggetto della creazione ma anche parte di essa.
Diplomatosi in una scuola d'arte di Vancouver, iniziò a concentrarsi interamente sulla figura umana come arte negli anni dell'università. Nel 2004 gli venne diagnosticata una grave malattia renale che lo mise in pericolo di vita: è quello il periodo in cui iniziò a dipingere teschi come allegoria della contrapposizione fra vita e morte. L'anno seguente mise in scena il suo primo spettacolo live in cui il suo corpo, forgiato dal bodybuilding, divenne parte integrante della sua arte. Ben prestoiniziò anche ad integrare nelle sue performance dei veri e propri spogliarelli. Nel 2009 alcuni suoi disegni di moda vennero notati da Louis Vuitton che gli commissionò il disegno di alcune scarpe da donna destinate al mercato canadese, così come nello stesso anno conseguì una laurea in Belle Arti all'Emily Carr University di Fraser (in Canada)
A partire dal 2006 Fraser si dedicò sempre di più all'erotismo, spingendosi oltre gli strip-tease realizzati in precedenza. A far scalpore furono soprattutto i quadri dipinti attraverso performance live, durante le quali il suo pene in erezione veniva utilizzato come pennello. Ciò aumentò notevolmente la sua notorietà ed ha catturato l'attenzione mondiale.
Dal 2012 iniziò anche ad esibirsi in una performing art rappresentata dal compiere atti quotidiani, come il mangiare o l'andare in bagno, mettendoli in atto nudo in vari luoghi pubblici non autorizzati di Vancouver e di altre città del mondo.
Sin qui abbiamo raccontato la sua visione dei fatti. Ma dinnanzi ad un uomo che si esibisce spesso e volentieri nudo, che vanta dimensioni in grado di far invidia ad un pornostar e che firma autografi lasciando il segno del suo pene su un foglio, c'è chi obietta come questa rischi di essere più pornografia che arte. Ancor più se si considera come fra le sue opere vi siano filmati in cui si cimenta in atti espliciti o feticisti (con masturbazione, eiaculazioni, pissing realizzati di fonte alla telecamere e persino ambientazioni tipiche da film hard, come nel caso del poliziotto che si annoia e decide di dedicare un po' di attenzioni a sé stesso).
Pare dunque inevitabile ritenere che l'attenzione del pubblico sia spesso più orientata ad osservare le sue doti fisiche più che l'opera realizzata, così come non va dimenticato che è lui stesso a sostenere che la sua fisicità rientri nell'opera e ne sia parte integrante.
Ed è forse qui che sta l'intera provocazione: se la bellezza naturale è arte e se la sessualità è parte integrante di ogni uomo, anche ciò che sfiora la pornografia può diventare arte? A ciascuno l'ardua sentenza.
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