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Incostituzionalità del divieto alle nozze gay: il 6° Circuito degli Appelli esamina sei casi

In una storica giornata, la Corte d'Appello di Cincinnati (Ohio) del 6° Circuito degli Appelli ha ascoltato, uno dietro l'altro, ben 6 casi provenienti da tutti i 4 stati del Circuito -Michigan, Ohio, Kentucky e Tennessee- e riguardanti il divieto al matrimonio per le coppie gay e lesbiche e la discrezionalità degli stati nel non riconoscere i matrimoni celebrati in un altro stato. La Corte, composta dai giudici Daughtrey, Sutton e Cook, è la prima in cui sono i nominati repubblicani a dominare: Sutton e Cook, appunto. La giudice Daughtrey, nominata da Clinton, si è distinta nel corso della sua carriera per essersi opposta alla pena di morte e per essersi schierata a favore dell'affirmative action (più in là nel post ne darò una spiegazione); invece la giudice Cook e il giudice Sutton, nominati entrambi da Bush, si schierano sicuramente tra i giudici più conservatori, anche se è bene ricordarlo che il giudice Sutton ha difeso la riforma sanitaria del presidente Obama in una sentenza del 2011.
Dalle registrazioni delle argomentazioni sembrerebbe che la sequenza di vittorie potrebbe interrompersi proprio alla Corte di Cincinnati. La giudice Daughtrey sicuramente proprende per confermare le sentenze dei tribunali di primo grado, quindi per dichiarare incostituzionali le leggi che proibiscono i matrimoni tra persone dello stesso sesso, la collega Cook, invece, anche se non è intervenuta molto durante le argomentazioni, tenderebbe a supportare il diritto degli stati a mantenere il matrimonio come sola unione tra un uomo ed una donna. Il giudice Sutton, invece, è ancora un'enigma. Sebbene sia rimasto scettico difronte al fine procreativo del matrimonio, Sutton ha sollevato alcune obiezioni agli avvocati delle coppie.

Vorrei ora soffermarmi su una sola questione: se l'opinione pubblica è sempre più favorevole ad accettare i matrimoni tra persone dello stesso sesso perchè non organizzare delle iniziative referendarie, cioè perchè non agire attraverso il processo democratico, al posto di adire le vie legali? Per spiegarvi perchè il giudice Sutton ha formulato questa domanda, ad uno degli avvocati, bisogna fare una piccola digressione, su una delle questioni più spinose della storia americana: cioè su quella razziale, in particolare il rapporto tra euro-americani (i bianchi) e gli afro-americani (i neri). Sappiamo benissimo che gli afro-americani di oggi sono i discendenti degli africani "comprati" per soddisfare le esigenze dei proprietari delle piantagioni americane,gli europei, gli ascendenti dei bianchi di oggi; e sappiamo anche che, una volta abolita la scvhiavitù, alcuni stati, in prevalenza del sud, emanarono delle leggi che prevedevano la segregazione nei luoghi pubblici dei bianchi dai neri; ma sappiamo forse meno di quello che è stato fatto dopo per inseire i neri nella società esclusivamente bianca. Sotto l'amministrazione Kennedy, nel 1961, venne incoraggiata, anche attraverso un decreto, la cosiddetta affirmative action. Noi la possiamo tradurre come "discriminazione positiva", cioè se ad esempio fossimo dei datori di lavoro cercheremo di assicurare di rappresentare al meglio la distribuzione razziale nelle nostre aziende (una cosa simile la si vorrebbe far affermare in Italia con la legge Golfo-Mosca sulle quote rosa nei cda di azienda). Così, negli anni, alcune università hanno adottato questa politica vista la sottorappresentanza degli afro-americani nelle università e quest'anno la Corte Suprema si è occupata proprio di questo nel caso Schutte v. Coalition to Defend Affirmative Action. Nella sentenza della Corte, scritta dal giudice Kennedy, era stata ribaltata una decisione presa proprio dal 6° Circuito riguardo alla costituzionalità di un emendamendato alla Costituzione del Michigan in cui veniva chiarito che l'affirmative action non poteva essere applicata nella selezione degli studenti dalla Università del Michigan. Lì il giudice Kennedy invalidò la sentenza del 6° circuito perchè questo era un tema sociale e doveva essere lasciato alla scelta degli elettori. Ora forse sapete già cosa starò per dire. Se il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un tema sociale, perchè allora non lasciare scegliere agli elettori se permetterlo o vietarlo come nel caso dell'affirmative action?

Sicuramente ciò verrà preso in considerazione dai giudici, dato che appartengono allo stesso Circuito che aveva errato nel caso Schutte. Ma se prenderrano sul serio questo argomento, cioè se i giudici Sutton e Cook invalideranno le decisioni dei tribunali inferiori perchè questo è un tema sociale che deve essere rimesso alla coscienza degli elettori, allora, modestamente credo, che il 6° Circuito prenderà un altro abbaglio (questo non mi stupirebbe dato che da questo circuito provengono decisioni che, una volta arrivate in Corte Suprema, vengono ribaltate con grande facilità). Nella sentenza del caso Schutte il giudice Kennedy scriveva anche:

La libertà assicurata dalla Costituzione consiste, in una delle sue essenziali dimensioni, il diritto dell'individuo ad non essere danneggiato dall'esercizio illegale del potere del governo. L'ordine per le scuole che applicavano la segregazione (sentenza Brown v. Board of Education of Topeka), un'errata intrusione nella propria abitazione (sentenza Silverman) o punire un avversario per i suoi convincimenti politici (sentenza Texas v. Johnson); e poi altri esempi che insegnano che la libertà individuale ha una protezione costituzionale e che questa piena portata è ancora da scoprire e affermare.

Ancora da scoprire e da affermare... credo che non ci sia più nulla da aggiungere.

Concludendo c'è la possibilità che questa sarà la prima sconfitta, ma, anche se può sembrare strano, una sconfitta, adesso, è una cosa anche buona. Già due Circuiti hanno deciso -il 10° e il 4°- a favore delle coppie gay e lesbiche che desiderano sposarsi e una sentenza ora negativa del 6° Circuito, che dividerà i circuiti, potrà solo che dire ai giudici della Corte Suprema di prendere in mano la situazione e di risolverla al più presto, già a giugno dell'anno prossimo.

Di ExJure


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