L'alternanza delle parti
Attraverso un comunicato stampa, i vescovi italiani hanno indetto per il 15 agosto prossima una giornata di preghiera a sostegno dell'«autentico Calvario che accomuna i battezzati in paesi come Iraq e Nigeria, dove sono marchiati per la loro fede e fatti oggetto di attacchi continui da parte di gruppi terroristici; scacciati dalle loro case ed esposti a minacce, vessazioni e violenze, conoscono l'umiliazione gratuita dell'emarginazione e dell'esilio fino all'uccisione».
Nonostante paia impossibile non condividere l'appello, appare difficile non notare come quella frase potrebbe tranquillamente stare in piedi se il soggetto non fossero i gay e non i cristiani. Peccato che in quel caso gli autori dell'appello risulterebbero i carnefici.
Alcuni giornali cattolici continuano a ripetere che la volontà dei cristiani dovrebbe prevalere sui diritti dei gay perché numericamente maggiori, ma è altrettanto vero che in Iraq sono i mussulmani ad essere in maggioranza eppure in quel caso si chiede ugualmente (e giustamente) il rispetto delle minoranze. Allo stesso modo c'è chi intravede nella Russia la nuova «patria della religione e della famiglia» in virtù della repressione e delle violenze inflitte alla comunità lgbt (perseguitata, umiliata e torturata per il semplice fatto di esistere)... perché in quel caso la persecuzione dovrebbe essere buona e giusta? Solo perché ci si trova dalla parte opposta alle vittime?
Vogliamo forse sostenere che l'affermare che una persona sia «malata» o «sodomita» non sia un'umiliazione gratuita? O che l'appoggio fornito alla criminalizzazione dell'omosessualità in vari stati del mondo non sia una violenza? E che dire dei tantissimi giovani cacciati dalle proprie case da famiglie cristiane (alcuni dei quali si sono visti rifiutati anche dai centri di assistenza per volontà dell'arcivescovo di New York).
Probabilmente qualcuno non mancherà di pesare che le due cose siano molto diverse e che le varie Sentinelle in Piedi sposino una causa giusta in difesa dei bambini (difesa da cosa, poi non si sa...). Peccato che anche gli islamici siano convinti di essere dalla parte giusta e di agire nell'interesse dei propri figli.
Allo stesso modo è sempre più diffusa (e poco contrastata dalle gerarchie ecclesiastiche) l'idea che la fede cristiana si misuri sulla base dell'astio dimostrato nei confronti dei gay, ma da quel pulpito appare poi difficile risultare credibili nel sostenere che le altre religioni non possano misurare la propria devozione a Dio sulla base dell'odio verso i cristiani. In fondo vedono i cristiani come persone che «propagandano la propria ideologia», «ostentano il proprio stile di vita» e sono contrari «al volere di Allah». Insomma, le stesse identiche motivazioni che alimentano i violenti attacchi riservati alla comunità lgbt nel mondo occidentale.
Il problema è che non esiste una verità assoluta ed oggettiva, ma da troppe parti c'è chi sostiene di averla trovata e di volerla imporre agli altri. E fintanto si agirà nella convinzione che le proprie azioni siano mosse dalla verità, ci sarà sempre qualcun altro che agirà in direzione sostenendo le medesime rivendicazioni.
In fondo gli stessi libri sacri sostengono come l'esempio debba sempre precedere ed accompagnare l'insegnamento, motivo per cui viene automatico un invito agli alti prelati e al mondo cattolico perché si colga l'occasione anche per una riflessione personale sulla necessità di essere i primi a mostrarsi garanti del rispetto della dignità umana al di là di ogni differenza, unica via per far sì che anche l'alternanza delle parti non ci porti mai a risultare né vittime né carnefici. Solo allora ci si potrà presentare a testa alta per chiedere che gli altri facciano lo stesso.