Nove ex-leader delle «terapie riparative» si sono uniti per chiederne la messa al bando


Attraverso una lettera aperta, nove ex-leader dei promotori delle fantomatiche «terapie riparative» dei gay hanno deciso di unirsi per chiedere che quella pratiche siano vietate dal governo federale degli Stati Uniti. Si tratta di Brad Allen, Michael Bussee e Yvette Cantu Schneider dii Exodus International; Jeremy Marks, fondatore di Exodus Europe e di Courage UK; Bill Prickett, fondatore di Coming Back; Tim Rymel e John J. Smid di Love in Action; Catherine Chapman di Portland Fellowship; e Darlene Bogie di Paraklete Ministries.
«Un tempo -scrivono- eravamo non solo profondamente coinvolti in questi programmi "ex-gay", ne siamo stati i fondatori, i dirigenti e i promotori. Insieme noi rappresentiamo più di mezzo secolo di esperienza, così solo poche persone possono essere più informate sull'inefficacia e sul danno provocato dalle terapie di conversione. Conosciamo in prima persona il terribile danno emotivo e spirituale che può causare, soprattutto nei giovani ragazzi lgbt. Un tempo credevamo ci fosse qualcosa di moralmente sbagliato e psicologicamente "spezzato" nell'essere lgbt. Ora sappiamo che non è così. Un tempo credevamo che l'orientamento sessuale o l'identità di genere potessero essere in qualche modo modificati. Ora sappiamo che non è così [...] Siamo cresciuti sentendoci dire che le persone lgbt erano disordinate, malate, peccaminose e un dispiacere per Dio. Ci era stato detto che le relazioni omosessuali erano poco profonde, pura lussuria, disordinate ed impossibili». Un bombardamento di pregiudizi che hanno scelto di riassumere con il termine di «tossico»
I nove hanno anche indicato i danni che il loro voler cambiare gli altri hanno provocato: «Alcuni sono rimasti sfregiati a vita, emotivamente o spiritualmente. La conversione rafforza l'omofobia interiorizzata, l'ansia, il senso di colpa e la depressione. Conduce al disgusto verso sé stessi e ad un danno emotivo e psicologico dinnanzi ad un cambiamento che non avviene. Purtroppo molti sceglieranno il suicidio a causa del senso di fallimento. Alla luce di questo, ci troviamo ora uniti nella nostra convinzione che le terapie di conversione non sono "terapia", sono inefficaci e dannose».
Una nota riguarda anche la professionalità di chi pratica queste pratiche: «La maggior parte di loro lo fa senza alcuna formazione psicologica, operando dal punto di vista religioso e ritenendo che l'omosessualità sia un "peccato"».
Da qui un appello: «Esortiamo i genitori ad amare ed accettare i propri figli lgbt per quello sono. Noi supplichiamo la Chiesa di accettare, abbracciare ed affermare che le persone LGBT devono avere piena uguaglianza e inclusione [...] Come ex leader "ex-gay", dopo aver assistito il danno incredibile che abbiamo causato a coloro che hanno tentato di cambiare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere, ci uniamo insieme nel chiedere un divieto delle terapie di conversione».
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