Video shock su Facebook: «È giusto picchiare e bruciare vivi i gay»


I gay non devono avere il diritto di pubblicare video su Internet né di farsi vedere fuori di casa, altrimenti è giusto che siano picchiati e bruciati vivi. Sono le agghiaccianti parole pronunciate da due ragazze in un video destinato alla pubblicazione su Internet e rivolto ai propri coetanei.
Le parole pronunciate sono da pelle d'oca e rappresentano una vera e propria istigazione all'odio, aggravato da come quelle frasi siano state accompagnate da risolini compiaciuti e divertiti. Ecco la trascrizione completa:

Questo video non è per discriminare nessuno, ma è per far capire alla gente che... credo tutti lo pensiate, siamo qui per un argomento sui gay. Io non è che odio i gay, mi danno un po' fastidio. Non è che facciamo discriminazioni, però... Cioè, tu puoi fare il gay e a me non me ne frega se tu sei gay, un animale, una macchina, un cane: puoi fare quello che vuoi. Però dopo che tu cominci a truccarti e metti le foto su Facebook, a fare i video, a metterti in mutande e a ballare, a metterti la molletta, le extension, l'anello e dire che sei una donna su Facebook. Ma neanche in giro puoi.
Dopo tu ti lamenti se ti picchiano, ti danno fuoco, ti buttano giù da qualche parte... Ma ti sta bene! La gente dice, ma che gay di merda che sei e tu ti lamenti pure?
Ma falle queste cose, ma non farle per farti vedere dal pubblico. Hai capito? Perché a me girano i cogli*ni. Oggi ci siamo messe a guardare un video di uno che ballava in perizoma... Volevamo dire questo: se volete farlo, fatelo a casa vostra, sennò benzina e fuoco. Poi vieni a lì a dire: ma perché mi dici «Gay di merda»? Perché mi picchi? Cioè, guardati.

Difficile è non notare come quelle parole paiano ricalcare la strategia comunicativa che la politica e vari gruppi cattolici hanno sdoganato nel nome di una presunta libertà d'opinione: dall'auto-assolversi dalle accuse di omofobia prima di pronunciare parole che avrebbero fatto impallidire Hitler, al sostenere di rappresentare sempre e comunque la maggioranza delle idee (così come le Sentinelle sostengono di rappresentare la maggioranza dell'Italia o Taormina sostiene di essere appoggiato dall'intero popolo italiano).

Non manca poi una forte componente di ignoranza. Le due ragazze, infatti, dimostrano di non avere la benché minima idea di quale sia la differenza fra un gay e un transessuale: se parlano di uomini che si sentono donne, non è di gay che stanno parlando (non usando i termini esatti sarebbero legittimate a pronunciare parole simili, ndr). Ma quella confusione pare essere lo strascico lasciato dai proclami dell'estrema destra e della Chiesa Cattolica che troppo spesso fanno un gran miscuglio fra identità di genere ed orientamento sessuale (due cose ben diverse, ma spesso combattute attraverso un'unica crociata).
Sempre curiosamente, quelli che appaiono gli artefici di una simile ignoranza e violenza sono gli stessi che sostengono che in Italia non ci sia omofobia e che hanno ottenuto l'affossamento di qualsiasi progetto per contrastare l'omofobia attraverso educazione e la formazione.

Pare che le due ragazze abbiano ora chiuso il loro account Facebook, ma dopo che la notizia è stata rilanciata dal blog Bitchyf, è lì che si sono rivolte per un nuovo videomessaggio che definiscono di chiarimento. Peccato che il risultato appaia solo un'ulteriore conferma della pochezza del loro pensiero:

Forse non ci siamo capiti. Noi non volevamo insultare nessuno. Non abbiamo detto niente di grave. Forse abbiamo esagerato con le parole, forse quello, avete ragione. Però... volevo far capire quello che volevamo far intendere: se ti fai il gay, fallo, a me non me ne frega. Però non andare in giro a fare l'esibizionista. Capito?! È questo che volevamo far capire. Perché non tutti accettano quel modo di essere e vengono presi per il culo. E poi non lamentatevi. Questo è quello che volevamo dire. Non insultare qualcuno.
Siete voi che avete offeso noi. Ci avete detto di tutto [...] Mi avete persino detto che sono più finta di Barbie e Ken. No, basta! Basta per favore, basta davvero.

Fermo restando che una persona è gay e non «fa il gay», per assomigliare in tutto e per tutto vari gruppi sopra citati mancava solo il vittimismo. E qui non è mancato, con una ragazza che si sente ferita nell'orgoglio davanti ad un paragone con Barbie a fronte di un discorso in cui ha incitato a bruciare vivi i gay. Il tutto condito con frasi in cui dimostrano di non essersi neppure rese conto della gravità delle loro affermazioni, altrimenti non si spiegherebbe con quale coraggio potrebbero dire «non abbiamo detto nulla di grave».

Ora c'è da chiedersi cosa farà lo Stato. Dopo aver annullato qualsiasi piano per prevenire simili proclami, avrà la decenza di mandare la polizia a citofonare a queste due ragazze o si vorrà ritenere accettabile che qualcuno diffonda messaggi in cui si chiede che delle persone siano uccise perché a loro danno fastidio?

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