Entro tre mesi Putin controllerà il web russo


Celebrato da Salvini, da Buonanno e dall'estrema destra, è attraverso l'intolleranza che Putin ha conquistato la simpatia dei fronti più omofobi occidentali. È dalle pagine de Il Giornale che Marcello Veneziani si è spinto sino a sostenere che grazie a lui la Russia sia diventata «la patria della religione e della famiglia», così come sono numerosi i manifestanti della varie Manif Pour Tous che gli attribuiscono il merito "cristiano" di aver costretto all'infelicità migliaia di giovani (che in virtù della legge contro la cosiddetta «propaganda omosessuale» non avranno modo di sapere che non sono gli unici al mondo a provare quelle pulsioni) e per aver condannato miglia di orfani ad una vita in orfanotrofio (dato non potranno più essere adottati da famiglie che vivono in paesi in cui il matrimonio egualitario è legale).
Ma è sin dal primo momento che è risultato chiaro a molti come quella politica non fosse altro che uno specchietto per le allodole finalizzato a distrarre l'opinione pubblica dai reali problemi del Paese, come la mancanza di libertà o la crescente corruzione. In pratica si è creato un nemico e lo si è consegnato in pasto all'opinione pubblica, permettendo alla politica di poter perseguire più comodamente i propri scopi.

In queste ore giunge la notizia di quello che appare proprio come uno dei piani di Putin per il controllo della società: attraverso la Roscomnadzor (l'ente preposto al controllo dei mass media) il leader russo intendere rendere obbligatoria una registrazione in Russia per tutte le società di comunicazione online straniere sin dal 1° gennaio 2015. Anche i server dovranno essere collocati fisicamente sul territorio, in modo tale che siano soggetti alla legge russa e a qualsiasi richiesta di censura o di verifica dovesse giungere dallo stato. In altre parole, la Russia avrà il pieno controllo delle informazioni Internet accessibili dai propri cittadini.
Anche in questo caso si è ricorsi ad un preteso: secondo Putin, infatti, la legge è stata resa urgente dalla «minaccia islamica». Ma appare difficile credere che il vero obiettivo non sia il controllo, con la richiesta di avere fisicamente i server di siti come Facebook, Google o Twitter fisicamente a propria disposizione per evitare dissidi interni o opposizioni al governo.
Il disegno di legge è stato approvato mercoledì scorso in seconda lettura dalla Duma. Nonostante sia necessario un altro voto prima che la norma possa passare alla Camera alta e infine al Cremlino, l'iter legislativo appare come una mera formalità a fronte di una decisione che appare sia stata già presa con scadenze già fissate da qui a tre mesi.
2 commenti