Gli attivisti egiziani lanciano un appello per una mobilitazione globale contro l'ondata di arresti lgbt

Negli ultimi dodici mesi sono stati più di 80 gli arresti effettuati in Egitto nei confronti delle persone lgbt, con numeri che superano dii gran lunga all'inizio degli anni duemila, quando il regime di Mubarak si scatenò in clamorosi arresti di massa.
La pene inflitte sulla base di una vaga norma contro la «dissolutezza» possono arrivare sino ai dici anni di reclusione, durante i quali molte persone lgbt si trovano spesso a dover subire trattamenti degradanti, violenze fisiche e minacce di stupro. Il tutto è condito da una campagna sensazionalistica lanciata dai media contro le persone lgbt egiziane, spesso in violazione della privacy personale e con la pubblicazione nomi e fotografie. Insomma, il clima appare insostenibile.
Per questo motivo le associazioni gay del Paese hanno lanciato un appello (tradotto in italiano da Il Grande Colibrì) per chiedere che l'opinione pubblica mondiale intervenga per arginare le politiche omofobiche e persecutorie del governo egiziano, così come già avvenuto ad inizio secolo grazie alle proteste nei confronti delle discriminazioni perpetrate da Mubarak.
L'invito è ad utilizzare gli hastag #ضد_حبس_المثليين (che significa «contro la detenzione dei gay») e #stopjailinggays per lanciare il proprio messaggio di solidarietà su Twitter.


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