Lotta Studentesca prende d'assalto il Giulio Cesare di Roma, tra fumogeni e striscioni omofobi


«Non siamo omofobi, vogliamo solo far rispettare i valori cristiani, ovvero la famiglia tradizionale, formata da padre, madre e figli. È solo su questo modello che vogliamo basare il futuro della nostra nazione». È con questa rivendicazione che i militanti di Lotta Studentesca sono tornati a prendere d'assalto il Liceo Giulio Cesare di Roma.
Andrea di Cosimo, il responsabile nazionale del movimento, argomenta la presenta di fumogeni e striscioni omofobi dispiegati lungo l'ingresso come una scelta di «inaugurare l'anno scolastico con una azione che sensibilizzasse gli studenti sul tema delle politiche familiari e della introduzione nelle scuole di insegnamenti contrari a quanto suggerito dalla legge naturale».
Il pretesto a cui si è ricorsi è trito o ritrito, ossia il suggerimento alla lettura del libero "Sei come sei" di Melania Mazzucco che alcuni insegnanti avevano avanzato ai propri studenti durante le vacanze di Natale del 2013. Insomma, a più di nove mesi di distanza si è ancora lì ad appigliarsi a poche righe che descrivevano vagamente un rapporto sessuale fra due ragazzi. Il tutto dopo aver già abusato di quel pretesto per aprire un'indagine del Ministero, per sporgere una denuncia a carico degli insegnanti da parte dei Giuristi per la Vita, per decretare la fine di ogni attività di contrasto all'omofobia nelle scuole per approvare mozioni omofobe in Lombardia, a Verona, a Palermo e ad Assisi. Ecco come la scuola è ormai divenuta il nuovo campo di battaglia ideologica dell'estrema destra che, fra intimidazioni e continue minacce, pare voglia imporre con la forza un'ideologia di odio e discriminazione.
«Questo nuovo episodio di violenza e intolleranza -ha dichiarato Andrea Maccarrone, presidente del Circolo Mario Mieli, rende evidente come il nostro Paese non possa permettersi un altro anno senza una strategia chiara di lotta all'omotransfobia nei luoghi primari di educazione. Il Giulio Cesare è diventato ormai un simbolo della lotta all'intolleranza. All'Istituto, alla preside, ai docenti e ai ragazzi, va la nostra solidarietà e il nostro supporto perché non si sentano soli in questa lotta di democrazia e di difesa della libertà di insegnamento».
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