Avvenire e Famiglia Cristiana lanciano una campagna contro tutte le discriminazioni, tranne una
«Uomini e donne in fuga dalle guerre bollati come "clandestini". Onesti lavoratori guardati di traverso perché musulmani quindi "terroristi". O più semplicemente "negri". Etnìe emarginate da secoli come i rom, condannati in blocco come "ladri". Adolescenti che non corrispondono ai cliché estetici televisivi sbeffeggiati come "ciccioni". L’imbarbarimento della lingua comincia con la politica, rimbalza sui giornali, si diffonde come un virus tra la gente comune. E col sospetto crescono la paura, il disprezzo, la xenofobia». È con queste parole che Famiglia Cristina ed avvenire hanno lanciato una campagna contro la discriminazione dal titolo "Anche le parole possono uccidere". L'iniziativa, patrocinata da Camera e Senato, sarà anche diffusa anche in 10mila scuole, parrocchie ed oratori.
Difficile, però, è non notare come neppure un accenno sia stato riservata all'omofobia. Quelle due testate sono in prima fila nel mantenere in essere un atteggiamento culturale in cui etichettare come "froci" i gay debba essere considerato un diritto... Eppure anche quelle parole uccidono, ma uccidono persone a cui a loro poco o nulla interessa. Anzi, non pià di qualche mese fa, Avvenire si scagliò contro la richiesta di utilizzare un uso corretto e rispettoso dei termini che riguardano i gay.
A sottolineare l'accaduto è anche il senatore Lo Giudice, pronto a sostenere che quella campagna sia «quasi un invito alla liceità dell'insulto omofobo». Il politico ha aggiunto: «Non si dica che è un caso o che bisognava pur scegliere: Avvenire e Famiglia Cristiana sono state e sono in prima fila, e con l'elmetto, nella campagna per impedire che la legge contro le discriminazioni (per l'appunto sulla base delle caratteristiche etniche, religiose, razziali) venga estesa anche ai discorsi e ai crimini d'odio motivati dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere. Ci sono parole che per le due testate cattoliche non possono uccidere. Ma quelle parole, 'frocio', 'brutta lesbica', 'deviato' uccidono eccome e lo dimostrano le cronache italiane e in particolare i ripetuti casi di suicidi di ragazzi gay. Ma forse per Avvenire e Famiglia Cristiana quelle vite in fondo valgono un po' meno».