Coppia cristiana Usa: «Se non celebriamo matrimoni gay finiremo in carcere». Ma è tutta una bufala


La decisione della Corte Suprema di non riesaminare le sentenze di appello che sancivano l'incostituzionalità delle nozze gay ha di fatto reso legali i matrimoni fra persone dello stesso sesso nell'Idaho. Durante il fine settimana, però, la stampa nazionale statunitense ha dedicato ampio spazio alla denuncia lanciata da Donald e Evelyn Knapp, due ministri cristiani che possiedono una cappella per matrimoni. Attraverso la Alliance Defending Freedom, i due hanno raccontato che le autorità cittadine gli avrebbero imposto di iniziare a celebrare matrimoni gay se non avessero voluto essere multati con un'ammenda da mille dollari e rischiare una condanna a 180 giorni di carcere.
L'associazione omofoba ha anche raccontato come un'ordinanza approvata nel 2013 vieti la discriminazione basata sull'orientamento sessuale in merito agli alloggi e al lavoro, sostenendo che le autorità abbiano scelto di applicare quelle norme anche alla cappella.
«I Knapps hanno il timore di essere citati, processati e mandati in prigione se esercitano i loro diritti sanciti del Primo Emendamento», ha sostenuto l'Alliance Defending Freedom
Se la discriminazione legalizzata sulla base delle proprie credenze religiose che vige negli States è di per sé fastidiosa, i gruppi conservatori degli Stati Uniti hanno colto l'occasione per rivendicare a gran voce come i cristiani devono avere il diritto di potersi rifiutare di fornire i propri servizi ai gay.
Peccato che l'intera notizia sia falsa.
«Non li abbiamo mai minacciati di mandarli in galera e non abbiamo intrapreso azioni legali di qualsiasi tipo», fa sapere il portavoce della città, Keith Erickson.
Le autorità cittadine hanno anche precisato che l'ordinanza anti-discriminazione non si applica a corporazioni religiose, associazioni senza scopo di lucro, istituti di istruzione o società. Categorie in cui peraltro la cappella gestita dai due coniugi non rientra, dato che Don Knapp ha candidamente dichiarato all'Hitching Post che la sua struttura non funziona come una società religiosa non-profit.
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