La Curia si scaglia contro Pisapia e chiede una legge che imponga la loro visione di famiglia


Appare una pagina di un copione già scritto, in un'Italia in cui la Chiesa ha la pretesa di poter decidere quale siano le leggi dello stato. Ed è così che la curia di Milano si è scagliata contro la decisione del Sindaco Pisapia di trascrivere alcuni matrimoni gay contratti all'estero, sostenendo che tale decisione «in contrasto con la normativa vigente in Italia, generando un conflitto istituzionale tra organismi con competenze diverse».
Ecco che i giudici non servono più, il diritto diviene una farsa e le leggi vengono scelte dai giornalisti di Avvenire che provvedono a creare scontro sociali che alcuni burattini provvederanno a calare nella scena politica.
Ma non solo, la curia milanese si è spinta anche a chiedere una legge che indichi che i termini «famiglia» e «matrimonio» debbano necessariamente riferirsi ad «unione stabile di un uomo e una donna aperta alla vita». Insomma, l'ennesimo insulto alle milioni di coppie sterili o monoparentali che, a detta della Chiesa, dovrebbero vedersi negare il diritto al matrimonio pur di colpire il loro obiettivo: le famiglie gay.
Imbarazzante è anche notare come gli stessi palazzi che contribuirono alla fine del fascismo risultino oggi in prima fila a chiedere l'introduzione di nuove leggi sulla razza che possano attribuire dei privilegi sulla base del diritto di nascita.
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