Rete Lenfor diffida il prefetto di Roma: la richiesta di Alfano è «un atto palesemente illegittimo»

Il copione sembrava ormai scritto: sabato scorso il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha trascritto sedici matrimoni gay contratti all'estero ed il preferttto è immediatamente intervenuto per chiedere la loro cancellazione sulla base della circolare emanata da Alfano.
Ma nello scenario si è introdotta una nuova variabile: l'Avvocatura per i Diritti LGBTI - Rete Lenford ha inviato una formale diffida al Prefetto di Roma e al Ministro degli Interni Alfano in merito alla questione. Secondo gli avvocati, infatti, la cancellazione è illegittima data «l'assoluta inesistenza di un potere di procedere all'annullamento delle suddette trascrizioni, tanto in capo agli Ufficiali di stato civile quanto, in via gerarchica, in capo al Prefetto. Qualsiasi atto in tal senso costituirebbe non solo un palese abuso di potere ma anche una clamorosa invasione della sfera del potere giurisdizionale».
La legge vigente, infatti, prevede che i prefetti non abbiano alcun potere di cancellare gli atti pubblici, prerogativa riservata alla magistratura dato che solo i giudici hanno «il potere di verificare, rettificare o cancellare le suddette trascrizioni, in considerazione della finalità di certezza giuridica che le stesse sono destinate ad avere nell'ordinamento oppure di conoscere dello stato giuridico delle persone, ove ciò occorra».
Ne deriva che la circolare inviata di Angelino Alfano sia ritenuto «un atto palesemente illegittimo ed in aperta violazione delle attribuzioni del potere giurisdizionale, tale da fondare un conflitto fra poteri» oltre a essere «palesemente discriminatorio, poiché sottopone la fattispecie odierna a un trattamento del tutto diverso da quello ordinario per la sola ragione della sua connessione con l'orientamento sessuale dei soggetti interessati».
Premesso ciò, la diffida invita «a non procedere all'illegittima cancellazione delle avvenute trascrizioni» ed invita il Presidente della Repubblica, il Ministro della Giustizia, il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Consiglio superiore della magistratura «a compiere gli atti necessari a tutelare la separazione dei poteri definita dalla legge a garanzia dei diritti dei soggetti interessati».


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