Trieste: insegnante toglie il crocefisso dall'aula: «E ho spiegato ai miei studenti perché l'ho fatto»
Si chiama Davide Zotti ed è un insegnante di Trieste finito alla ribalta delle cronache per aver tolto il crocefisso dalla sua aula scolastica. Il tutto mentre in Umbria un altro insegnante è stato costretto a rinunciare al suoi incarico perché discriminato dai genitori in quanto omosessuale.
«Questa mattina -ha raccontato Zotti- sono entrato nella mia classe e ho tolto dal muro il crocifisso. E ho spiegato ai miei studenti perché l'ho fatto [...] Perché ieri per l'ennesima volta un importante esponente della gerarchia cattolica, sul Corriere della Sera, ha ribadito le posizioni omofobiche della Chiesa, affermando che l'omosessualità non è conforme alla realtà dell'essere umano. Nulla di nuovo ma non per questo meno grave. Come docente e omosessuale non posso più accettare di svolgere il mio lavoro in un luogo, l'aula, segnato dal simbolo principale della Chiesa cattolica, che continua a calpestare la mia dignità di persona omosessuale. Non intendo più insegnare sotto un simbolo che rappresenta un’istituzione che continua a delegittimare la mia persona e quindi il mio stesso ruolo educativo. Ho scelto la disobbedienza civile con tutte le conseguenze che ne deriveranno, in quanto il nostro Stato non ci tutela da chi ci discrimina, anzi garantisce, in un ambito che dovrebbe essere laico, come la scuola pubblica, la presenza simbolica e di fatto di una Chiesa che non perde giorno per insultarci, in quanto persone che rivendicano diritti individuali e sociali. Mentre pagherò di persona le conseguenze del mio gesto, i rappresentanti delle più alte gerarchie della Chiesa cattolica potranno continuare indisturbate a fare dichiarazioni discriminatorie e lesive della nostra dignità».
Flavio Romani, presidente di Arcigay, ha commentato: «Il gesto di Davide Zotti merita tutto il nostro sostegno, perché si fa carico di sottolineare una discriminazione che è allarmante nel nostro Paese, perché coinvolge un ambito, la scuola, a cui le istituzioni dovrebbero rivolgere massima attenzione. invece non è così e il caso dell'insegnante umbro costretto a lasciare il proprio lavoro ne è l'ennesima, avvilente, dimostrazione».
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