La procura riconosce l'illegittimità della circolare di Alfano. Arcigay chiede le dimissioni del ministro
A seguito di un ricorso, i magistrati della procura di Udine hanno stabilito che i prefetti non hanno compiti abrogativi e che la cancellazione dei matrimoni contratti all'estero «non appare conforme a legge». Per questo motivo, la circolare emessa del ministro Angelino Alfano «non è corretta».
Si ravvisa dunque l'illegittimità e l'ideologia contenuta nell'azione di Alfano, artefice di una serie di azioni compiute ai danni dei diritti e della dignità dei gay attraverso un abuso del proprio potere sulla base di una richiesta giunti dai soliti Giuristi per la Vita.
Un abuso che non ha mancato di generare conseguenze, a partire dalla vergognosa mozione con cui la Regione Lombardia ha imposto a tutti i sindaci di adempiere alle richieste del ministro (e questo nonostante fosse facile ravvisare dubbi sulla liceità della richiesta). Immancabilmente anche alcuni vescovi si sono aggrappati alla circolare per diffondere discriminazione ed odio, così come politici come Alemanno o De Corato non hanno mancato di cavalcare l'onda per fare campagna elettorale omofoba (chiedendo in annullamento ideologico di quelli che definivano «atti illegittimi» o sporgendo denunce nei confronti dei sindaci che osavano rispettare la legge).
«Il pronunciamento della Procura di Udine è la sottolineatura di un gravissimo abuso di potere -afferma Flavio Romani, presidente di Arcigay- Come abbiamo sempre sostenuto, l'atto di imperio di Alfano e dei prefetti è illegittimo, fuorilegge. Oggi è anche la Giustizia a metterlo in chiaro e a prendere per l'orecchio il Ministro e il suo prefetto, che evidentemente o non conoscono la legge o la trasgrediscono in nome di un'omofobia che attraverso i canali istituzionali vogliono far diventare "di Stato" e che dinanzi all'opinione pubblica chiamano, paradossalmente, legalità. Invece il Ministro Alfano è inciampato proprio nella Legge, quella di cui si professava difensore. E forse scopre per la prima volta che la legge è uguale per tutti, perciò se noi per riscattarci dalle ingiustizie che subiamo quotidianamente dobbiamo ricorrere ai tribunali, anche lui, se ritiene ingiuste le trascrizioni dei nostri matrimoni, dovrà fare altrettanto. Una cosa che un uomo di Stato dovrebbe non solo conoscere ma professare. Invece Alfano ha usato il suo ruolo e gli strumenti che quel ruolo gli mette a disposizione per fare esattamente il contrario e per perseguitare coppie di gay e lesbiche sulla base delle sue personalissime convinzioni. Un fatto, insomma, di estrema gravità, che deve portare Angelino Alfano a dimettersi immediatamente dal suo incarico di governo, sollecitato da un Presidente del Consiglio che vorremmo vedere almeno imbarazzato. Questo accadrebbe oggi in un Paese normale».