L'intollerabile mistificazione di chi giustifica l'omofobia con la religione


Troppo spesso si sente dire che la contrarietà ai diritti civili dei gay sia un diritto garantito dalla religione. Eppure questa è una fra le mistificazioni più squallide della nostra epoca.
Sappiamo come alcuni cristiani citino a pappagallo un versetto del Levitico che esprime una condanna verso l'omosessualità, spesso dimenticando come quelle stesse pagine condannino in ugual modo chi mangia crostacei o raccoglie la carcassa di un uccello morto da davanti a casa. Nel corso degli anni c'è anche chi ha cercato di nascondere quell'incongruenza appellandosi a pagine del nuovo Testamento, sostenendo che la condanna di Gesù verso quelle prassi riguardasse esclusivamente la possibilità di poter mangiare l'aragosta e non fosse certo un discorso più ampio ed articolato.
Peccato che quella non sia l'unica incongruenza.
In questi giorni la Chiesa Cattolica sta spesso motivando la sua contrarietà al riconoscimento delle unioni gay attraverso una serie di presunte premonizioni: a dire di alcuni religiosi, infatti, il riconoscimento delle unioni gay aprirebbe necessariamente la strada alle adozioni e al ricorso all'utero in affitto.
Fermo restando che il nesso non appare così logico (l'utero in affitto è una pratica molti diffusa in India, Georgia e Russia... ma nessuno di quegli stati riconosce le unioni fra persone dello stesso sesso ed alcuni hanno anche leggi omofobe che impediscono alle coppie dello stesso sesso di poter ricorrere a quelle pratiche), resta un problema di base: chi condanna l'omosessualità attraverso una lettura letterale della Bibbia, come può pretendere di condannare l'utero in affitto quando è la Bibbia stessa a legittimarlo? Nel capitolo 16 della Genesi, infatti, si legge: «Sarài, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarài disse ad Abram: "Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli"».
Certo, ciò non significa che si debba necessariamente concordare con la pratica dell'utero in affitto, ma dall'altra parte non si può sostenere che il Levitico sia da prendere così com'è perché contrario ai gay e la Genesi sia da interpretare perché contraria ai propri convincimenti. Il caso contrario sarebbe bene mettere da parte la citazione dei testi sacri ed iniziare a dire chiaramente di essere mossi solo dai propri convincimenti personali.
Allo stesso modo i cristiani farebbero bene a ribellarsi a chi si appella alla religione per discriminare gli altri, soprattutto quando lo fanno a nome di tutti. Un recente sondaggio ha dimostrato come l'85% dei giovani cattolici americani sia convinta che l'omosessualità debba essere accettata ed il 75% di loro è favore del matrimonio per le coppie gay e lesbiche. Ed anche fra le gerarchie ecclesiastiche qualcosa sta cambiando, con il 39% dei sacerdoti anglicani pronto a dirsi favorevole dell'estensione del matrimonio alle coppie gay e lesbiche. Sulla base di quei dati sarebbe bene tornare ad utilizzare le parole con il loro vero significato e iniziare a non permettere che una minoranza intollerante si permetta di parlare a nome di tutti gli altri (o, peggio ancora, a nome di Dio).
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