Ex-gay torna gay: «Non permetterò ai cristiani di continuare ad usarmi come un'arma»
Per sette lungi anni Christian Schizzel è stato usato come un vero e proprio manifesto dal movimento pro ex-gay. Ora è tornato a vivere la sua vera sessualità ed ha dichiarato che non intende più essere utilizzato come un'arma dai movimenti cristiani.
Attraverso un'intervista rilasciata a Religion News Service, Christian ha deciso di dichiararsi orgogliosamente gay e di raccontare ogni dettaglio riguardo alla sua esperienza con la Boynes Ministeri Janet e i centri di consulenza Bachmann & Associates, due realtà di promozione delle cosiddette terapie riparatevi tutt'ora in attività nonostante risultino associate con l'ormai defunta Exodus International (chiusa nel 2013 dopo che il suo fondatore ha ammesso che l'omosessualità non può essere cambiata e che le "terapie" praticate nella struttura erano prive di ogni valore o fondamento).
A nove anni, Christian è stato violentato dal padre, un missionario che ha sfruttato alcuni versetti biblici per spingere il figlio alla sottomissione e per giustificare le sue violenze. Nove anni più tardi ha fatto coming out con amici e parenti, ma i suoi genitori lo hanno spinto a cercare aiuto presso alcune realtà cristiane. Ed è in quel contesto che violenza subita è stata immediatamente strumentalizzata e presentata come la "causa" della sua omosessualità, nonostante Christian abbia sempre sostenuto di sapere di essere gay anche prima dell'abuso.
«C'è stato un processo di isolamento dai miei amici e dai miei parenti perché considerati malsani -racconta- Lo hanno fatto per ottenere il mio completo dominio. Ho dovuto svolgere attività che erano lo stereotipo della virilità e non ho potevo avere molte amiche perché dicevano che mi avrebbero incoraggiato ad essere effeminato. Mi hanno anche impedito di partecipare al funerale della madre di un mio grandissimo amico, dicendo che il diavolo stava usando qual funerale per attirarmi e riportarmi a contatto con i non credenti. Non ho parlato con mia madre per quasi un anno e mezzo. Mi è stato detto che era colpa della mia famiglia se ero gay. Hanno demonizzato tutte le persone che mi stavano attorno, sino a quando non ho avuto più nessuno a cui rivolgermi tranne loro. Inconsapevolmente mi stavano formando per diventare il leader della prossima generazione di ex-gay. Tutto quello che cercavo era accettazione.
La cosa più offensiva di tutto questo è che la comunità cristiana mi ha detto che ero gay a causa dell'abuso subito. Hanno colto la palla al balzo per creare una "causa" della mia omosessualità e hanno usato gli abusi sessuali subiti contro di me. Ora che sto facendo coming out una seconda volta, ho capito finalmente che quei fatti non c'entrano nulla con mio orientamento».
Una volta formato per sostenere la causa anti-gay, Christian ha iniziato ad essere esibito come un vero e proprio trofeo. Tra le tante partecipazioni ad eventi pubblici figura anche l'apparizione in diretta al programma del Dr. Drew.
«In vista dell'evento mi è stato detto come dovevo rispondere alle domande. Mi è anche stato detto che dovevo dire di essere eterosessuale, nonostante non ci fosse un solo grammo di me che fosse interessato alle donne. Il mentire mi preoccupava, soprattutto perché era una questione che coinvolgeva Dio ed ho espresso il mio disagio per quella richiesta». In tutta risposta gli è stato spiegato che se una persona dice: «In nome di Gesù, voglio avere un auto entro il 2016» la riceverà grazie alla sua fede e alla bontà di Dio. Allo stesso modo lui avrebbe dovuto dire di essere eterosessuale anche se non lo era perché in tal modo lo sarebbe diventato. «È un nome che sostiene il concetto» gli hanno detto, invitandolo poi a tralasciare quel «in nome di Gesù» che era parte del credito di fede. Christian non ha dubbi nel sostenere che il grande pubblico non avrà certo colto un simile discorso, ma avrà semplicemente pensato che lui stesse professando un avvenuto cambiamento.
In conclusione Christian ha voluto lanciare un appello: «A tutti coloro che ancora promuovono le terapie riparative o che sperano di poter cambiare un membro della propria famiglia, spero si renderanno conto che questo sentiero conduce solo ad un vicolo cieco orribile. È dannoso e terribilmente doloroso. Non c'è alcuna base accademica o spirituale per la sua promozione. La mia sessualità è uno splendido dono di Dio e non vorrei che nessuno si trovi a dover passare ciò che ho passato io, nemmeno quelli che mi più mi hanno danneggiato in questa vita. La mia sessualità è un bel dono di Dio, e credo che ogni giorno io debba fare una scelta per onorarlo in un mondo eterosessuale».
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