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Gli scandali sessuali dell'abazia di Chiaravalle: sesso in cambio di cibo

La notizia arriva dalle pagine di La Repubblica, imbarazzantemente pronta a parlare di «ombre dell'omosessualità» dinnanzi alla notizia di alcuni monaci accusati di violenza sessuale nei confronti di alcuni bisognosi, quasi come se scandalo non fosse tanto negli abusi denunciati quando nell'aver avuto rapporti con persone dello stesso sesso.
Fatto sta che la procura di Milano ha indagato su alcune denunce che riguardano i monaci dell'abbazia di Chiaravalle, a Milano. La struttura è meta del pellegrinaggio di numerosi fedeli, ma anche un luogo di ospitalità per persone in difficoltà. E sono proprio alcuni di questi ospiti ad essersi ricolti alla polizia per denunciare di essere stati oggetto di attenzioni sessuali da parte dei monaci.
Nel settembre 2013 un italiano di 45 anni dice di essere finito in Abbazia «poiché vivevo in uno stato di indigenza a causa della perdita del lavoro» ed era alla ricerca di cibo e di un posto dove dormire. L'uomo racconta che un monaco «mi ha sfiorato le cosce da sopra i pantaloni, mentre altre volte mi ha sfiorato il pube. Nell'ultima occasione, il giorno di Ferragosto, ha introdotto la mano nei miei pantaloni e ha palpato i miei genitali, da sopra le mutande. Tuttavia, costretto dalla necessità di mangiare sono tornato ancora nella predetta abbazia per prendere il cibo e spesso il religioso ha ripetuto le stesse molestie».
Un altro ospite, un albanese di 44 anni arrivato in Italia con un permesso di soggiorno per fini religiosi, ha raccontato di aver avuto incontri sessuali nella sua stanza con alcuni monaci. L'uomo si è dichiarato consenziente, pur consegnando agli investigatori alcuni filmati che lo ritraevano durante rapporti orali e palpeggiamenti con i religiosi.
Anche un romeno di 18 anni e un italiano di 40 hanno raccontato di essere stati avvicinati da alcuni religiosi, ma entrambi non hanno sporto alcuna denuncia preferendo allontanarsi da Chiaravalle. Il più giovane ha raccontato alla Questura che preferiva dormire per strada perché «in quel posto approfittano dei ragazzi. I ragazzi non hanno dove stare, vanno per chiedere aiuto, poi vengono toccati».

I religiosi negano l'accaduto e definiscono «destituite di ogni fondamento» i capi di imputazione. Uno dei monaci ripresi nei video non esita a puntare il dito contro l'uomo che lo accusa, definendolo «inadatto alla vita comunitaria» ed «invidioso, sospettoso, geloso». Motivi che nell'agosto del 2013 avrebbero spinto il religioso ad «incaricare un legale per mandarlo via».
Un altro monaco ammette di aver «toccato o sfiorato il corpo» di uno degli ospiti, sostenendo poi che sia stato lui a farsi avanti e che «già nel 2009 ha cominciato a farmi avances e a proporre argomenti sessuali. Alla fine ho ceduto ci sono state due o tre occasioni durante le quali ci siamo scambiati carezze intime».
Il priore ha preso le difese i suoi confratelli, alcuni dei quali giunti a Chiaravalle nel 2011 dopo che papa Ratzinger ordinò la chiusura del monastero di Santa Croce in Gerusalemme a Roma in seguito all'avvio di un'indagine della magistratura per presunti reati di natura sessuale.

Dopo sei mesi di indagini, la procura ha deciso di archiviare la pratica sostenendo che «non è stato comunicato alcun elemento idoneo a riscontrare l'originario ipotesi investigativa» dato che «non sono emersi elementi idonei a sostenere l'accusa agli indagati di violenza sessuale». La violenza non sussisterebbe dato che «il monaco non ha trattenuto il giovane contro la sua volontà e, respinto, si è allontanato».
Insomma, le indagini parrebbero aver accertato che i fatti siano avvenuti, pur ritenendoli irrilevanti dal punto di vista penale. Resta però l'ombra di una Curia che non esita a lanciare crociate nelle scuole pur di impedire che due persone dello stesso sesso possano amarsi, salvo poi non avere remore nel difendere chi sfrutta le difficoltà altrui pur di soddisfare i propri pruriti. Insomma, i due pesi e le due misure di chi preferisce guardare nei lettia ltrui in modo tale da distogliere l'attenzione in ciò che accade nel proprio.


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