Proposta shock dei Giuristi per la vita: indottrinamento omofobo obbligatorio nelle scuole


Dopo mesi passati a sostenere una crociata anti-gay e dopo aver lanciato una conta delle istituzioni pronte ad assecondarli in vergognose mozioni finalizzate all'istituzione della discriminazione, la ProVita Onlus, l'Associazione Italiana Genitori (AGe), l'Associazioni Genitori delle Scuole Cattoliche (AGeSC) e i Giuristi per la Vita hanno deciso di passare al contrattacco attraverso una preoccupante petizione.
Nelle premessi si afferma che l'educazione sessuale nelle scuole sia «priva di riferimenti morali, discrimina la famiglia, e mira ad una sessualizzazione precoce dei ragazzi»e minacciata dalla «subdola introduzione della teoria del gender» che «nasconde molto spesso la negazione della naturale differenza sessuale e la sua riduzione ad un fenomeno culturale che si presume obsoleto, la libertà di identificarsi in qualsiasi "genere" indipendentemente dal proprio sesso biologico, l'equiparazione di ogni forma di unione e di "famiglia" e la giustificazione e normalizzazione di quasi ogni comportamento sessuale».
Insomma, un uomo deve fare quello che il loro stereotipo di genere impone, così come la famiglia deve essere presentata sulla base di altri stereotipi ed anche la sessualità deve essere inquadrata come un qualcosa da assoggettare ad una qualche morale. In caso contrario -sempre a loro dire- ci troveremmo a seguire le orme di altri Paesi in cui «simili strategie educative sono da tempo applicate, come in Inghilterra e Australia, ha già causato una sessualizzazione precoce della gioventù che ha portato ad un aumento degli abusi sessuali (anche tra giovani), alla dipendenza dalla pornografia, all'attività sessuale prematura con connesso aumento di gravidanze e aborti già nella prima adolescenza e all'aumento della pedofilia».

Sulla base di quei discutibili assunti idelogiche, le associazioni chiedono al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell'Istruzione, di «disapplicare la "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere" e di impedire la diffusione di ogni progetto educativo che ad essa si ispiri» e di «emanare precise direttive affinché tutti i progetti, corsi, strategie educative, si conformino ad alcune linee guida». Tra queste si chiede che ogni iniziativa statale eviti «il contrasto con le convinzioni religiose e filosofiche dei genitori», che sostengano che «ritardare l'attività sessuale e ridurre il numero di partner aumenta le possibilità di intrattenere relazioni stabili» e «che si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e della complementarietà biologica, funzionale, psicologica e sociale che ne consegue».

Dunque non solo le insegnanti dovrebbero andare a raccontare a degli adolescenti in crisi ormonale che è meglio aspettare, ma se ci fosse anche solo un genitori che per motivi religiosi di dicesse contrario all'uso dei preservativi, non si potrebbe neppure spiegare ai ragazzi come prevenire il rischio di gravidanze indesiderate o la contrazione di malattie sessualmente trasmissibile. Il tutto alternando anche lezioni in cui spiegare ai maschi che devono necessariamente far sesso con le femmine e viceversa.
Considerato come l'informazione sia soprattutto a vantaggio dei ragazzi -sia per evitare che possano maturare pregiudizi dettati dall'ignoranza, sia perché sappiano come prevenire possibili incidenti- una simile politica parrebbe basarsi sull'assunto che i giovani non abbiano alcun diritto all'autodeterminazione ma debbano essere ritenuti una sorta di proprietà privata dei loro genitori. Vere e proprie marionette mosse dai fili del pregiudizio e delle convinzioni altrui, privi della possibilità di crescere attraverso l'apprendimento delle nozioni basilari.
In fin dei conti basta applicando il discorsi ad altre materie per capire l'assurdità della proposta: altrimenti basterebbe la presenza di un genitore che sostiene la tesi creazionista per impedire che in classe si possa parlare della teoria del Big Bang. Non si capisce, dunque, perché la sessualità dovrebbe essere gestita come un caso a parte. Ancor più se si considera che se davvero tutti i genitori fossero in gradi di fornire per tempo tutte le informazioni necessarie, oggi non dovremmo avere più problemi con le malattie sessualmente trasmissibili o gravidanze non programmate, anche se così non è.
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