Alleanza Cattolica fa sparire i documenti in cui afferma che i gay sono pedofili e malati, ma possono guarire


«Noi di Allenza Cattolica non c'entriamo con la psicoterapia anti gay, se fanno questi discorsi me ne vado». È quanto titola a caratteri cubitali Il Foglio di Giuliano Ferrara. Il firefrimento è alla presenza di associazioni che promuovono le cosiddette "terapie riparative "invitati al convegno pro-sentinelle di Regione Lombardia.
Nella lettera scritta dal responsabile dell'associazione, si asserisce che «Nessuno [dei relatori] si è mai occupato di "curare i gay" né, per quanto mi risulta, ha mai definito l'omosessualità una malattia». Peccato non sia così.
Tralasciando le tesi sostenute da Obiettivo-Chaire (di cui abbiamo già dibattuto) qualcosa inizia a non tornare quando ci si imbatte in un volantino del 2010 in cui Allenza Cattolica risulta fra i promotori di un convegno di Joseph Nicolosi, definito come uno «psicologo che da più di 25 anni cura uomini e donne con omosessualità indesiderata». Non male per chi dice di non voler "curare" i gay. A collaborare con loro nell'organizzazione dell'evento si incontra anche Obiettivo-Chaire e il Gruppo LOT (l'associazione di Luca di Tolve che sostiene di poter modificare l'orientamento sessuale attraverso «aiuto psicologico e tanta preghiera», nonché grande sostenitore del convegno lombardo).

Sappiamo che Avvenire ha già provveduto ad assolvere Nicolosi, sostenendo che il ricorso a pratiche vietate dall'ordine degli psicologi sia lecito se si tratta di una sorta di autolesionismo personale: chi non si accetta per com'è deve poter decidere di lasciarsi convincere a rifiutarsi completamente. È per questo che vale la pena andare oltre e dare un'occhiata al materiale proposto dal sito ufficiale di Alleanza Cattolica.
A destare sospetto sono due articolo tratti da Cristianità (organo ufficiale del gruppo) dai titoli "Omosessualità: vizio o programmazione biologica?" e "Domande e risposte sul problema dell'omosessualità". Cliccando sui link si viene rediretti ad una pagina d'errore che ci informa come quei documenti siano stati eliminati dal server, ma una verifica attraversare la cache di Google ci permettono di appurare con certezza che perlomeno sino al 5 gennaio scorso (ossia prima delle polemiche) risultavano perfettamente consultabili. Curiosamente risultano anche i due soli link della pagina a non funzionare.


Nel primo documento (qui consultabile attraverso Archive.org) si sostiene che l'omosessualità non sia biologica. La trattazione è curiosa perché ci si addentra nel proporre una tesi a casaccio (ossia che l'omosessualità dipenda dall'ipotalamo) e si propongono le ricerche che smentiscono quella tesi. Insomma, un po' come si sostenesse che l'origine dei capelli rossi non è biologica perché non è vero che il colore dipenda da ciò che si beve. Comunque il vero problema giunge quando l'articolo si lancia poi nel sostenere che:

Gerard J. M. van den Aardweg spiega che i complessi omosessuali possono essere curati, ma soprattutto che possono e devono essere prevenuti durante l'infanzia con una giusta educazione. Egli dice che un'educazione dei giovani mirante ad annullare le specificità maschili e femminili -tipica dei socialismi e del femminismo rivoluzionario- e la mancanza a casa dei ruoli materni e paterni può avere effetti disastrosi sulla psiche infantile, provocando l'insorgenza dei complessi nevrotici omosessuali.

La premessa per proporre fantomatiche cure dall'omosessualità sui minorenni (che per definizione non possono essere ritenuti desiderosi di sopprimere una sessualità indesiderata dato che non si è formata) giunge dall'aver affermato che la scienza dimostrerebbe «in modo inequivocabile l'importanza del libero arbitrio e delle abitudini nella genesi del comportamento sessuale» Insomma, l'omosessualità non sarebbe altro che una scelta volontaria.

Premesso ciò, non manca anche la solita condanna morale:

La tradizione della Chiesa insegna che la pratica omosessuale -opere, omissioni e volontaria condiscendenza a pensieri omosessuali- rientra nel vizio della lussuria. La lussuria consiste nell'uso disordinato dell'appetito sessuale e da essa nascono molti altri mali perché la ragione e la volontà ne vengono turbate in modo gravissimo: sono conseguenza della lussuria l'accecamento della mente, l'incostanza, l'egoistico amore di sé, l'incapacità di controllare le proprie passioni.

In un capitolo intitolato "Il vizio", il documento di Alleanza Cattolica pare sostenere che l'omosessualità debba essere forzatamente estirpata anche da chi si trova a proprio agio con la propria sessualità:

In campo psicologico molti considerano l'omosessualità come un disordine soltanto quando non è voluta dalla persona, cioè quando è ego-dystonic. Padre Bartholomew Kiely S.J., docente alla Pontificia Università Gregoriana, sottolinea che non si tratta di una posizione veramente scientifica, ma di una posizione relativista nel campo della psicologia secondo la quale "[...] la gratificazione dei bisogni più sentiti della persona è di importanza centrale per la sua realizzazione come persona; non esiste criterio oggettivo per discriminare tra bisogni moralmente accettabili e bisogni non accettabili, ma tutto dipende dalle preferenze soggettive della singola persona" .

Per tale approccio relativista ogni considerazione sull'omosessualità deve essere non di tipo oggettivo ma di tipo soggettivo. Se il soggetto si sente gratificato dagli atti omosessuali esso è da considerarsi normale: è come dire che, se il tossico-dipendente o l'alcolizzato si sentono gratificati dalla droga o dall'alcol essi sono da considerarsi normali e vanno incoraggiati a proseguire per la loro strada. Già il marxista Herbert Marcuse rilevava che lo schiavo, nella misura in cui è stato condizionato a essere tale, desidera rimanere nella sua condizione, ma si tratta di un'alienazione e deve essere aiutato per poter ricuperare la libertà. L'alcolista, il tossicodipendente, il pedofilo, lo zoofilo, lo stupratore, il guardone, il masochista, il sadico e così via sono soggettivamente gratificati dalle loro azioni disordinate, ma si tratta oggettivamente di situazioni di deviazione e di alienazione.



Il secondo documento (qui consultabile attraverso Archive.org) è impostato come una serie di domande e risposte. Si inizia dal definire che cos'è l'omosessualità (seppur la trattazione su limiti a sostenere che non sia biologica, senza particolari aggiunte) mentre il transessualismo viene definito come un «atteggiamento psichico di non accettazione o, addirittura, di odio verso i caratteri sessuali del proprio corpo».

Si passa poi ai dati sulla diffusione dell'omosessulità, sostenendo che

L'entomologo e zoologo statunitense Alfred Charles Kinsey (1894-1956) -studioso dei comportamenti sessuali umani, la cui agenda segreta si proponeva di trasformare la società in senso omosessuale, anch'egli omosessuale e favorevole alle relazioni intime fra adulti e bambini- sostiene la tesi secondo cui il 10% dell'umanità sarebbe omosessuale o bisessuale, cioè sarebbe nella condizione di chi prova attrazione sessuale per entrambi i sessi. Questa tesi, accettata per lungo tempo in modo acritico, è stata ormai confutata sia da una serie di studi internazionali sia, soprattutto, da censimenti effettuati negli Stati Uniti d'America e in Gran Bretagna. Al massimo, si può sostenere che hanno tendenze omosessuali di qualche tipo solo il 2% degli uomini e l'1% delle donne.

Al di là dei dati assurdi proposti e si fantomatiche «agende segrete», curioso è come si sostenga che lo studioso fosse favorevole alla pedofilia nonostante l'accusa che gli è venne rivolta nel 1998 è di aver «incorporato una grande quantità di dati sulla sessualità dei bambini, senza preoccuparsi del fatto che questi dati potessero provenire direttamente da pedofili». Fatto sicuramente criticabile, certo, ma decisamente diverso da quello illustrato da Alleanza Cattolica (forse infastidita da come gli studi di Kinsey abbiano dimostrato che i ragazzi possono masturbarsi con grande frequenza senza per questo diventare pazzi, che il sesso prematrimoniale ed extraconiugale sia comune o che un terzo degli uomini ha avuto un rapporto omosessuale).

Proseguendo nella lettura, alla domanda se «l'omosessualità è un vizio o una malattia della psiche» si ricorre ancora al paragone fra omosessualità ed alcolismo:

Esiste spesso un rapporto d'interdipendenza fra vizio e malattia. Si pensi al caso dell'alcolismo. Alcune persone possono giungere all'alcolismo per libera scelta, ma poi si crea uno stato di dipendenza psicologica, si hanno alterazioni ingravescenti della personalità e nascono anche patologie di tipo organico dovute all'abuso dell'alcol: dipendenza biologica, turbe neurologiche, turbe dell’apparato digerente e di quello cardio-vascolare. Quindi molte scelte, libere all'inizio, alla fine rendono schiavi.

Ricerche scientifiche dimostrano che esiste negli omosessuali:
a. un complesso d'inferiorità nei confronti del proprio sesso;
b. una mancata identificazione con il modello del genitore del medesimo sesso. L'identificazione non avviene perché il genitore è "inadeguato", oppure perché il soggetto -bambino o bambina-, per aspetti caratteriologici suoi, indipendenti dal comportamento del genitore, non trova in lui quanto va cercando;
c. un attaccamento infantile non consapevole al genitore complementare;
d. un precoce condizionamento dovuto ad atti sbagliati e ripetuti a un punto tale da trasformarsi in abitudini.

Si passa poi spiegare che un omosessuale non potrà mai essere felice e che l'amore fra due persone dello stesso sesso non è da ritenersi tale:

L'omosessuale, sia maschio sia femmina, ha patito qualche mancanza nella relazione con il genitore dello stesso sesso; ha un bisogno morboso di attenzione e di affetto da parte delle persone dello stesso sesso rispetto alle quali si è costruito un complesso d’inferiorità riguardante la propria identità sessuale; ha mantenuto un attaccamento infantile verso il genitore complementare, attaccamento quasi sempre abilmente e inconsciamente mascherato. Quindi gli atti omosessuali non sono manifestazioni di un amore autentico, ma manifestazioni di una strategia sbagliata e nevrotica, con cui la persona omosessuale cerca di difendersi da problemi più o meno inconsci, che non è riuscito a risolvere: incompletezza, solitudine, inferiorità e infantilismo.

Immancabile è la risposta che si preoccupa di sostenere la presunta totale efficacia delle cosiddette terapie, sostenendo addirittura che chi non "guarisce" è perché non si applica abbastanza o perché forzata a sottoporsi alle terapie:

Dalla letteratura scientifica si ricava che circa un terzo dei pazienti omosessuali, che si sottopongono a un'idonea terapia riparativa, guarisce; un altro terzo cambia progressivamente, nel senso che questi soggetti possono ancora avere, nel corso della vita, sporadiche fantasie omosessuali, ma l’attrazione per l’altro sesso prevale e il modo di relazionarsi con gli individui dello stesso sesso è corretto.
L'ultimo terzo non cambia perché è costituito da persone forzate a sottoporsi alla terapia o non sufficientemente motivate.


Riguardo alle pulsioni omosessuali vissute durante l'adolescienza (che è un momento naturale dello sviluppo umano degli eterosessuali), il documento paragona l'omosessualità ad una scogliosi:

L'uomo è un essere eterosessuale, ma non bisogna mai dimenticare che tutto quanto si deve sviluppare e formare è sempre soggetto al rischio di deformazioni e di alterazioni.
Ogni sviluppo armonico non è automatico, ma sottoposto a innumerevoli tensioni e aggressioni che, se non sono adeguatamente controbilanciate, corrette, indirizzate e combattute, possono dar luogo a deformazioni. Questo vale sia per la psiche sia per il corpo.
Si consideri, per esempio, il caso della colonna vertebrale, che, durante lo sviluppo, può deformarsi dando origine alla condizione patologica della scoliosi.

[...]

Le cattive compagnie e la mancanza di educatori possono indirizzare l'adolescente verso la fissazione di comportamenti e d’idee sbagliate, che possono generare, successivamente, le premesse per un comportamento di tipo omosessuale o per comportamenti condizionati da altre perversioni

L'associazione sostiene anche la necessità di alimentare l'omofobia sociale, sostenendo che l'accettazione abbia «effetto contagioso e dannoso su quanti hanno ferite psicologiche» e «n effetto negativo su chi cerca di guarire dal vizio e non aiuta a motivare quanti del vizio sono divenuti schiavi». Da qui l'obbligatorietà di non riconoscere le unioni fra persone dello stesso sesso:

Non riconoscere legalmente l'unione fra omosessuali non è una discriminazione.
Un comportamento disordinato e sbagliato non può avere l'approvazione e l'aiuto della legge. Il malato che vuole guarire dev'essere aiutato a curarsi, ma la malattia non può essere aiutata.
La persona malata possiede gli stessi diritti di ogni altra persona, compreso il diritto di esser curata; la malattia, invece, non ha diritti.
Se ogni comportamento disordinato dovesse avere l'approvazione e l'aiuto della legge, come impedire, per esempio, il "matrimonio" fra uomini e animali nei casi di grave disordine del comportamento, per cui l'uomo ha rapporti sessuali con gli animali, perversione indicata con il termine di "zoofilia" o di "bestialità"?

E riguardo alle adozioni?

[Le coppie gay] non vanno considerate e trattate diversamente dai pazienti che soffrono di anoressia nervosa, di nevrosi ossessiva o di una qualsiasi forma di dipendenza. Hanno diritto alla compassione e a essere incoraggiati a lottare contro le loro tendenze disordinate. Inoltre l'instabilità e la promiscuità sono la caratteristica delle coppie omosessuali: il 28% dei maschi omosessuali aveva avuto più di 1000 partner, il 10% delle femmine omosessuali aveva avuto 24 partner e la metà degli omosessuali parlava d'infedeltà solo oltre i 20 partner.
La percentuale dei suicidi di gay e di lesbiche è superiore alla media ed essi risultano causati soprattutto da frustrazioni nella vita di coppia.
I bambini adottati da coppie omosessuali sono privi dell'esempio di relazioni normali uomo-donna e mancano di un'importante premessa per lo sviluppo di legami eterosessuali. I primi dati del 1996 sono allarmanti e le statistiche, effettuate su campioni della popolazione urbana degli Stati Uniti d'America, dicono che più della metà di quanti dichiarano di essere stati educati da un genitore omosessuale, sono omosessuali pure loro.Non va, poi, sottovalutato il fatto che i figli adottati da omosessuali potrebbero subire attenzioni di tipo sessuale da parte dei loro genitori adottivi, perché le statistiche dicono che il 23% dei maschi omosessuali e il 6% delle lesbiche avevano avuto qualche contatto sessuale con minorenni.

Non manca poi la sezione dedicata all'Aids («Se un uomo non usa adeguatamente il proprio corpo, la natura punisce il trasgressore»), alla scuola (i genitori devono poter pretendere «un'informazione che spieghi ai figli che l'omosessualità è un comportamento sessuale disordinato, frutto di abitudini sbagliate e di problemi psicologici irrisolti»), alla Chiesa («durante il trattamento psicoterapico, i pazienti omosessuali, che vivono la loro fede religiosa in modo positivo, hanno maggiori possibilità di un cambiamento radicale perché la pratica dei sacramenti -in particolare della confessione-, la speranza, l'umiltà e l'amore del prossimo hanno un effetto antinevrotico»).

Ecco chi è il soggetto che la Regione Lombardia ha chiamato a dibattere sul futuro delle famiglie lombarde, peraltro sorvolando sul fatto lo statuto stesso dell'associazione proponga un'attività finalizzata all'introduzione di norme religiose nei regolamento civili (da qui il loro motto: "Per la maggior gloria di Dio anche sociale").
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