È tutta colpa di Nietzsche
È tutta colpa di Nietzsche. È lui ad aver diffuso «il veleno». A sostenerlo è una raccolta di tre articoli pubblicati da Pro Vita Onlus in cui Alessandro Benigni sostiene di voler svelare i segreti della cosiddetta «ideologia gender». La trattazione appare banale e mal documentata, così come appare difficile comprendere quale legame ci possa essere con l'omosessualità. Ma forse è proprio lì il punto: in quegli scritti c'è una chiara dimostrazione di come non si conosca neppure lontanamente l'argomento che si cerca di contrastare attraverso il ricorso ad una labile ideologia, scegliendo di contrastarlo a priori attraverso argomentazioni neppure troppo coerenti.
Allo stesso modo l'intero ragionamento pare basarsi su una serie di dogmi che l'autore dell'articolo non si ritiene necessario spiegare: ogni ragionamento si basa sul presupposto che l'omosessualità non esista e, dato che l'uomo va con le donne e le donne vanno con gli uomini, se ne fa conseguire che i gay non sono altro che uomini che giocano a fare la donna. Poco importa se c'è differenza fra un gay e un transessuale (il solo fatto che esistano due nomi dovrebbe far intendere che non si parli della stessa cosa: uno è un uomo che si sente uomo ed ama altri uomini, l'altra è una persona biologicamente uomo che si sente donna e che ama altri uomini... è tanto semplice!).
Ma andiamo con ordine. L'articolo se la prende con il relativismo di Protagora, il nichelismo di Nietzsche ma anche le teorie di Marx, Freud, Heidegger, Foucault e Derrida. Tutti condannati per aver messo in discussione l'idea che si debba prendere per buona ciò che ci viene presentata come una verità che ci venga proposta.
Secondo l'articolo, infatti, ci sarebbe un «capovolgimento del rapporto tra soggetto e realtà, tale per cui non è più il soggetto che deve adeguarsi alla realtà ma al contrario è quest'ultima che deve adeguarsi all'io. In altre parole, stando al discorso, uno schiavo che è nato schiavo avrebbe dovuto accettare la sua natura senza lottare per cambiare le cose...
Ovviamente lo scopo dell'articolo non era evidenziare come un'applicazione di una simile teorie avrebbe impedito qualunque cambiamento sociale, ma il sostenere che esista un'unica verità divina di cui si presuppone di essere i detentori assoluto. E lo dicono chiaramente, sostenendo che l'uomo vuole divenire creatore al posto di Dio, senza accorgersi di come il loro porsi a termine di paragone della verità divina li porti inevitabilmente a volersi sostituire a Dio.
Ma oltre all'aspetto più negazionista di chi non vuole accettare che possano esistere nature diverse dalla propria, l'articolo fa emergere anche la volontà di conservare una tradizione immutabile. Non a caso si punta il dito contro il movimento femminista degli anni sessanta, ritenuto colpevole di aver dato «la base teorica per la contestazione del sistema tradizionale dei valori e dei ruoli sociali».
Insomma, la donna deve essere una donna anni '50, servizievole verso il marito e priva di ambizioni personali che possano risultare d'ostacolo all'uomo. Da questa motivazione sessista potrebbe derivare anche una spiegazione della paura verso le relazioni gay: se due uomini possono essere una famiglia e se si suddividono i ruoli in base alle proprie preferenze ed aspirazioni, come potrà vantare un diritto di nascita nel mio essere uomo per poter avere una sorta di serva che mi accudisca?
Ma anche questa visione non è sufficientemente riduttiva. In un altro passo si afferma: «Maschile e femminile vengono necessariamente ridotti a categorie culturali e pertanto soggette a smobilitazione filosofica e sociale, prodotti umani privi di contorni netti e di un'autonoma sussistenza ontologica. E questo è avvenuto necessariamente, in quanto il principio d'identificazione si manifesta prima di tutto a partire dalla struttura binaria del reale: luce-tenebre, vero-falso, bene-male, vita-morte. maschile-femminile».
Insomma, la realtà sarebbe tutta in bianco e nero e si presuppone non possano esistere sfumature. Una persona dev'essere buona o cattiva, non è ammissibile che qualcuno possa stare nel mezzo. Punto. Chiuso argomento.
Insomma, siamo di fronti a chi vede un mondo in bianco e nero ed è pronto ad argomentare i propri discorsi utilizzando la tesi finale come come assunto utile a dimostrarla... c'è quasi da sperare che prima o poi tornino a sostenere di non aver piacere all'idea che due uomini possano fare sesso insieme, perché con queste argomentazioni si sfiora il ridicolo.