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Expo chiede la rimozione del logo, Maroni tira dritto ed Expo rassicura: «Maroni ne sarà il garante»

«Expo Milano 2015 è per tutti: è un evento popolare che coinvolgerà 20 milioni di visitatori. Dobbiamo essere aperti, trovare la formula per coinvolgere operativamente i mondi più vari. Alla comunità gay lancio un appello: incontriamoci e troviamo forme di coinvolgimento fattivo. Il marchio Expo Milano 2015 rappresenta una parte del nostro valore. Con i nostri Soci e le opinioni dei nostri Sponsor dobbiamo stabilire nuove regole di utilizzo». È quanto afferma una nota pubblicata sul sito di Expo 2015 dopo il lungo silenzio che ha seguito lo scandalo della presenza del suo logo sulla locandina del convegno "Difendere la famiglia per difendere la comunità" che si terrà il prossimo 17 gennaio sotto il patrocinio di Regione Lombardia e attraverso l'organizzazione delle associazioni Obiettivo Chaire, Alleanza Cattolica, Fondazione Tempi e Nonni 2.0.
La posizione del commissario unico Giuseppe Sala viene chiarita meglio in un'intervista rilasciata a La Repubblica, nella quale afferma di aver scritto alla regione per chiedere la rimozione del logo. Ma dato che Maroni ha preferito tirar dritto ed ignorare la richiesta, il commissario ora sostiene che «a questo punto, prendo atto con soddisfazione anche di quello che dice il presidente, però, ovvero che lui stesso chiuderà il convegno e si farà garante per non far passare il concetto di omosessualità come malattia da curare. Questo mi rassicura».
Difficile è non notare come tutte le risposte dell'intervista facciano molta attenzione a non condannare mai espressamente il convegno, quasi ci si volette tenere in bilico fra le 700 mail di protesta ricevute e la volontà di assecondare l'ideologia dalle associazioni coinvolte. Il punto focale del suo discorso, infatti, pare essere quello di voler suggerire una mediazione fra quelle che vengono definite diverse «opinioni»... peccato che l'omofobia e l'istigazione alla discriminazione non siano tali. Se non si stesse parlando di gay ma di persone di colore, il fatto che qualcuno possa ritenere che i neri siano inferiori ai bianchi sarebbe un motivo sufficiente per suggerire "mediazioni" che debbano prendere in considerazione quel presupposto? Evidentemente no. E allora perché ciò dev'essere lecito quando si parla di omofobia?
Arcigay Milano ha espresso soddisfazione twittando: «Ringraziamo Expo 2015 per la presa di posizione sull'utilizzo improprio del logo sul convegno omofobico. Pronti al dialogo». C'è però da chiedersi se ci si possa ritenere soddisfatti in una non-presa di posizione e da una richiesta inevasa, ancor più se chi si è opposto alla rimozione del logo viene ora indicata come «garante» della dignità delle persone che il suo convegno intende attaccare.
Ammesso e non concesso che Obiettivo Chaire non tiri fuori dal cilindro le sue teorie sulla cura dell'omosessualità o che Alleanza Cattolica non citi i suoi convegni di promozione delle teorie di Nicolosi, siamo certo che l'unica opinione contraria alla dignità di migliaia di lombardi sia rappresentata solo da quell'unico punto o bisognerebbe chiedere garanzie anche sul fatto che la Regione non continui a propagandare l'ideaologia che vorrebbe far intravedere nelle le relazioni fra persone dello stesso sesso "una minaccia" alla civiltà e al futuro dell'umanità?


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