Gli omofobi tentano nuovamente di usare il nome del M5S per le proprie campagne


Lo scorso luglio Famiglia Cristiana dedicò ampio spazio alla presunta esistenza di una corrente del Movimento 5 Stelle che avrebbe avuto posizioni contrarie al riconoscimento dei diritti lgbt. Ai tempi la notizia venne smentita dallo stesso Beppe Grillo, pronto a escludere qualsiasi esistenza di una presunta «ala cattolica» o di un qualsiasi sottogruppo interno al movimento.
Ma dato che il lupo perde il pelo ma non il vizio, su Facebook è nata una pagina che sostiene ancora una volta di rappresentare «attivisti e simpatizzanti del Movimento 5 Stelle» riuniti dalla necessità di «raggruppare i tantissimi attivisti, simpatizzanti ed elettori del moVimento che riconoscono nella famiglia formata da un uomo e una donna il nucleo fondante della società».
Nel logo vengono mostrate le cinque stelle del simbolo politico unite a quello della Manif Pour Tous, mentre il nome ricalca quello degli "Amici Movimento 5 Stelle Diritti civili e LGBT" che in questo caso diventa "Amici del M5S per la famiglia naturale". La differenza, però, è che nel primo caso si parla di un gruppo riconosciuto che collabora e fornisce assistenza con i politici del movimento, nel secondo ci si ritrova dinnanzi ad una pagina che spesso e volentieri comunica in prima persona (quasi come se dietro ci fosse un autore solo) e fonti interne al movimento confermano come si tratti di un gruppo non autorizzato né riconosciuto.

I contenuti proposti appaiono la classica spazzatura propinata da tutte le pagine anti-gay: si va da strani articoli tratti da noti siti omofobi pronti a sostenere che una donna sia stata arrestata in Germania perché «sua figlia ha saltato due ore di ideologia gender», alle solite interviste al presidente dei Giuristi per la vita e dal sostenere atti complottistici nei loro confronti da parte degli esponenti del M5S al cercare di propagandare il solito parallelismo ripugnante tra omosessualità e pedofilia.
All'appello non mancano anche vere e proprie bufale eticamente aberranti, come il presentare un'immagine della fotografa iraniana Bahareh Bisheh come se fosse quella di una bambina orfana alla ricerca del calore materno. E se dovessimo dar credito alla loro tesi, in altre immagini della serie ci troveremmo dinnanzi a bambine alla ricerca dell'amore di un elefante o di un pesce...

Interessante è notare la presenza di un post in cui il capogruppo M5S al Senato viene invitato a partecipare ad un convegno con i toni di chi è parte dell'organizzazione. Un'ipotesi che verrebbe confermata anche da un altro post in cui lo scrivente chiede di essere contattato per spiegare come donare dei soldi all'organizzazione che ha organizzato l'evento, ossia una non meglio precisata associazione romana chiamata "Non si tocca la famiglia". Tanto per cambiare anche quella realtà ha l'unico obiettivo di cercare di contrastare il riconoscimento delle famiglie gay e si definisce «apolitica, aconfessionale e apartitica» nonostante il logo il logo paia raffigurare una famiglia che cammina su una croce. Se poi ci si addentra sulla loro pagina Facebook e si osservano i loro "mi piace", i nomi che si incontrano rendono chiara la situazione: in elenco incontriamo i Giuristi per la vita, la Notizie Provita, la Nuova Bussola Quotidiana, il cardinale Angelo Bagnasco, il quotidiano di Adinolfi, gli Amici del M5S per la famiglia naturale, la tv dei vescovi, Avvenire, Eugenia Roccella, il vescovo Luigi Negri, il vescovo di Grosseto, la Manif Pour Tous Italia e l'avvocato Gianfranco Amato. Insomma, tutte le realtà anti-gay italiane che paiono aver creato una vera e propria rete di link reciproci e mutua visibilità.

La malafede parrebbe dimostrata anche dalle premesse stesse con cui la pagina si presenta. Nella descrizione, infatti, si legge: «Rivendichiamo il nostro diritto a esprimere democraticamente e civilmente la nostre posizioni in merito e a auspicare l'apertura di una discussione interna al movimento su questi temi senza imporre la nostra visione delle cose a nessuno». Peccato che lo scorso ottobre il movimento abbia lanciato una consultazione sul tema e il risultato ha mostrato una netta vittoria di chi si è espresso a favore di un riconoscimento giuridico delle coppie gay.
Chi non vuole imporre niente a nessuno avrebbe dovuto accettare la decisione, ma così non è stato. La pagina parla di una sorta di complotto ordito ai danni degli omofobi, dato che «i nostri portavoce portano soltanto la voce della fetta di elettorato pro-gender, perché oggi il politicamente corretto è più importante dell'onestà intellettuale». Della serie: io non voglio imporre niente purché si faccia quello che voglio io.
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