Il convegno omofobo della Regione Lombardia mette a rischio la vita di migliaia di giovani lgbt
C'è da chiedersi quanti giovani lgbt dovranno pagare sulla propria pelle la folle ideologia della giunta lombarda. Nella mediazione che tanto piace alla stampa generalista italiana, il dibattito sul convegno omofobo di Maroni si è ben presto spostato sul domandarsi se sia lecito o meno che un omosessuale che fatichi ad accettarsi abbia il diritto di poter scegliere di cambiare il proprio orientamento sessuale.
Peccato che ciò presupponga l'idea che l'orientamento sessuale possa essere variato e che le terapie di Nicolosi (disconosciute dall'intero mondo accademico) abbiano una qualche valenza. Una volta che si è passare questo messaggio, la vita di migliaia di giovani lgbt apparire già condannata.
È facile prevedere che il clamore mediatico susitato porterà gli organizzatori a non toccare questi argomenti durante il convegno e probabilmente ci si concentrerà esclusivamente nel sostenere che i bambini debbano essere «difesi dal pensiero unico lgbt». Peccato che anche quella tesi sia bastate esclusivamente sulle teorie di Nicolosi. Lo psicologo, infatti, è sostiene che tutti siano intrinsicamente eterosessuali e che siano i condizionamenti esterni ad impedire che una persona possa diventarlo (da qui la teoria della necessità di dover "difendere i bambini" da questi condizionamenti).
I genitori più bigotti verranno preso dal panico: gli stanno dicendo suo figlio potrebbe diventare gay se esposto a pensieri che non siano omofobi e un'istituzione -caso forse unico nel mondo occidentale- sta pure avvalorando quella tesi. Il resto del lavoro sporco lo faranno i vari siti ideologizzati che già in queste ore sono all'opera nel cercare di rilanciare quelle teorie.
Sui media nazionali Obiettivo Chaire evita sempre di menzionare ciò che il suo sito dice chiaramente, ossia che la sua azione si rivolge anche a «genitori, insegnanti ed educatori al fine di prevenire l'insorgere di tendenze omosessuali nei ragazzi, negli adolescenti e nei giovani». In altre parole, i genitori allarmati dalle teorie anti-scientifiche del convegno potranno rivolgersi a loro per "arginare" eventuali manifestazioni sospette da parte dei figli.
Vien da sé che a quel punto saremo di fronte ad un'azione non più volontaria ma imposta. Da qui iniziano a tornare i conti anche su altre operazioni promosse sia dalla Regione Lombardia che dalle organizzazioni in questione: se è impedito nelle scuole si discutesse di diversità e si è gridato ai quattro venti che quel compito debba essere un'esclusività dei soli genitori. Da qui a trasformare le famiglie in un campo di rieducazione idologica, il passo è molto breve.
All'interno di queste associazioni generalmente nessuno ha la più pallida idea di cosa significhi essere gay, ma un gay saprà benissimo quanto possa essere difficile, frustrante e faticoso crescere in una famiglia che ti fa capire che la tua omosessualità (magari non ancora rivelata) non è ben accetta. Magari qualcuno si suiciderà, ma anche in questo caso i cattolici hanno una risposta e l'assoluzione urbi et orbi già pronta. In un articolo apparso il 14 settembre 2014 su La Nuova Bussola Quotidiana si sostiene che presunti «studi scientifici» dimostrino che «si rivela poco più che un pregiudizio» il sostenere che «un atteggiamento ostile o una legislazione discriminatoria nei confronti di gay e lesbiche causerebbe elevate percentuali di suicidio». Anzi, si spingono addirittura nel sostenere che «pare che il matrimonio omosessuale aumenti il tasso di suicidi tra la popolazione omosessuale. Il modo migliore per contrastare i suicidi tra la popolazione con tendenze omosessuali sarebbe dunque quello di vietare le unioni ed il matrimonio omosessuale».
Se si tralascia la verifica dell'attendibilità delle fonti citate (tra cui anche documenti di parte scritti oltre quarant'anni fa), qualcuno potrebbe pensare che la discriminazione non faccia male e sia tutta a beneficio dei discriminati. E se qualcosa andasse storto non è colpa di chi discrimina ma dei gay, dato che «un importante studio ha confermato il malessere psichico della popolazione omosessuale» che li spingerebbe all'estremo gesto.
A questo punto la domanda è perché queste realtà ci mettano così tanto impegno nel portare avanti una simile battaglia. Il sostenere che esistano motivazioni religiose non convince, dato che quella tesi si contraddice da sé. Forse ci sarà un po' di sadismo, ma il punto focale è probabilmente nell'intenzione di salvaguardare ad ogni costo lo stereotipo.
Il problema è che le coppie gay non hanno stereotipi di genere e l'assenza di una tradizione fa sì che tutto debba essere reinventato da zero. I ruoli diventano così opinabili ed è plausibile che ogni componente della coppia possa orientarsi verso ciò che è più incline alla propria indole. Da qui il problema: se gli stereotipi di genere possono essere messi in discussione, come farebbe un uomo a continuare a pretendere che la moglie gli stiri le camicie e pulisca casa solo perché donna?
In quest'ottica si capisce anche perché uno dei volumi più gettonati dalle Sentinelle in piedi sia "Sposati e sii sottomessa", il contestatissimo libro che sostiene che una donna possa raggiungere la felicità solo attraverso la sottomissione al marito. La tradizione diviene dunque legge e i nuovi nuclei familiari divengono "una minaccia" a stereotipi che qualcuno legge come privilegi acquisiti alla nascita sulla base del proprio sesso.