La Lombardia verso la cancellazione della libertà di culto
L'articolo 20 della Costituzione prevede che «il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto di una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative». Ma evidentemente poco o nulla interessa alla Lega Nord.
L'attentato al Charlie Hebdo e il sentimento anti-islamico che ne è conseguito devono essere apparsi come una manna per chi ha fatto della xenofobia un cavallo di battaglia, al punto che il capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo ha messo a punto un disegno di legge che praticamente intende vietare la costruzione qualunque luogo di culto non cattolico. Incredibilmente quel progetto di legge è anche stato approvato dalla commissione territorio della Regione Lombardia lo scorso 22 gennaio, e sarà votato in aula martedì 27 gennaio.
Nel caso di approvazione, in Lombardia sarà del tutto impossibile costruire moschee e sarà molto difficile che anche le altre confessioni religiose riescano ad edificare luoghi di culto. Le edificazioni saranno ammesse solo per confessioni che hanno stipulato un accordo con lo Stato (quindi le comunità musulmane e numerose chiese evangeliche saranno automaticamente escluse) e dovranno rispettare una lunga serie di regole. Le strutture dovranno essere dotate di parcheggi pari al 200% della loro superficie lorda, impianti di videosorveglianza collegata con le forze dell'ordine (ovviamente con spese a carico della struttura), strade di collegamento idonee e progetti architettonici che rispecchino le caratteristiche peculiari del paesaggio lombardo. Poi, giusto per complicare ulteriormente le cose, ci sarà anche l'obbligo preventivo per i Comuni di procedere ad una Valutazione Ambientale Strategica e le confessioni religiose che vorranno edificare un luogo di culto dovranno avere una presenza «diffusa, organizzata e consistente» a livello nazionale ed »un significativo insediamento» in ambito comunale.
Nulla di tutto questo sarà previsto per gli edifici cattolici.
Già lo scorso settembre la Lega provò ad introdurre una norma che prevedesse limiti urbanistici ed architettonici e sottoponesse a referendum consultivo la realizzazione dei luoghi di culto di religione differente dalla Chiesa cattolica. La proposta naufragò quando l'ufficio legislativo del Consiglio regionale sentenziò come «Il testo contiene profili di criticità che potrebbero portarlo, se trasformato in legge così com'è, ad essere dichiarato incostituzionale». nel documento si sottolineò anche come il principio costituzionale di libertà religiosa «deve essere garantito con riferimento a tutti, minoranze comprese» e dunque «anche se non vi è il gradimento della maggioranza della popolazione».