L'esperta di Obiettivo Chaire: La teoria di Darwin non è sufficientemente dimostrata, le terapie riparative sì
Obiettivo Chaire «non si occupa di psicoterapia ma di accompagnamento pastorale». Dopo le polemiche nate per la partecipazione di quell'associazione ad un eventosulle famiglie organizzato da Regione Lombardia, da giorni le realtà cattoliche non fanno che ripetere quella frase quasi fosse un mantra.
Abbiamo già visto come quell'affermazione appaia smentita dalla stessa documentazione presente sul loro sito, così come non passa inosservato come fra i propri obiettivi inseriscono «l'accompagnamento spirituale, psicologico e medico a coloro che liberamente ne fanno richiesta; l'attenzione rivolta a genitori, insegnanti ed educatori al fine di prevenire l'insorgere di tendenze omosessuali nei ragazzi, negli adolescenti e nei giovani».
La documentazione proposta era stata curata da una sedicente equipe, fra i quali figurava anche il nome di Medua Boioni Dedè .
La donna, socia fondatrice dell'associazione Scienza e Vita e presidente della Confederazione Italiana Centri Regolazione Naturale Fertilità, conduce anche una trasmissione su Radio Maria ed è in documento audio risalente al 2009 che è possibile conoscere la sua posizione. Sostenne che l'accettazione dell'omosessualità «non è un bene, non è un bene per nessuno» e non esistono gay felici. «Chi ha questo problema soffre, soffre pesantemente in genere. Quelli che ho conosciuto io sono tutte persone che soffrono di questa situazione. E non perché la società è in un qualche modo omofobica come vogliono far credere: non è affatto vero. È semplicemente perché c'è una sofferenza personale. Sono anni che mi interesso di omosessualità, fin dai tempi della tesi di laurea di mio marito che a quel tempo aveva preparato una tesi proprio sulle cause e terapie dell'omosessualità. Quindi sono anni che tratto di queste tematiche, ho conosciuto molti ambienti, molte persone e ho sempre visto tanta sofferenza».
Sostenitrice delle teorie di Nicolosi e certa che l'omosessualità sia innaturale e quindi legata a traumi della crescita, non ha mancato di utilizzare quel palcoscenico per promuovere le cosiddette terapie riparative: «Noi sappiamo che con la volontà, con l'impegno, con l'aiuto di persone specializzate, è possibile recuperare quelle tappe che non sono state maturate a tempo debito» (non male per chi sostiene che la teoria evolutiva non vada presa per buona perché non è riproducibile in un laboratorio ma poi si affida ciecamente a tesi screditate e assai meno verificabili, ndr).
Le tesi sostenute sono le medesime di cui si occupò un reportage di Pride del 2005 poi ripreso anche da Repubblica. Parlando di quelle "cure" all'omosessualità, si notò come «la massima autorità italiana nella santa impresa è la dottoressa Chiara Atzori» (anch'essa membro dell'equipe Obiettivo Chaire) e di come «se ne parla a Radio Maria».
Nell'articolo viene tirato in ballo anche il Centro studi Achille Dedè di Milano (dedicato al defunto marito di Medua, ossia all'uomo che aveva scritto una tesi di laurea sulle terapie dell'omosessualità. ndr) che si sostiene venisse tranquillamente proposto come soluzione alle preoccupazioni di genitori di ragazzi gay dato che «innumerevoli studi hanno ormai dimostrato che l'orientamento omosessuale è legato a una serie complessa di fatti accaduti alla persona durante l'infanzia e l'adolescenza».
Uno dei casi presi in esame è quello di Marco, un ragazzo che a 13 anni venne portato dai genitori in un reparto di psichiatria per essere "salvato" dopo la scoperta di una lettera scritta ad un suo compagno di classe. Il giovane venne sottoposto a fantomatiche cure per ben due anni e, una volta tornato a casa, venne rispedito dai genitori da uno psicologo cattolico perché non troppo convinti della sua "conversione".
Una volta iscrittosi ad un'università del sud, Marco andò convivere con un compagno. I genitori cercano di fargli interrompere gli studi e lo fecero addirittura pedinare da un detective. Tentarono anche di rimandarlo da uno psichiatra ma, dato che tutti i professionisti si rifiutarono di "curare" ciò che non era una malattia, si optò per un sedicente medico che gli prescisse d'innamorarsi della mamma per vivere il complesso edipico (secondo le tesi di Nicolosi, i ragazzi diventano etero perché il complesso di Edipo li spingerebbe a capire verso quale sesso devono orientarsi, ndr).
Ascoltando Radio Maria la mamma scoprì il centro studi Achille Dedè e Marco, pur di riappacificarsi con i suoi, telefonò. Lo psicologo lo definì privo di dignità e gli suggerì di rivivere il rapporto col padre solo dopo aver abbandonato tutti i suoi amici eterosessuali, dato che erano colpevoli anche loro per averlo accettato come gay. Gli venne anche detto che i genitori avevano fatto bene a cacciarlo in quanto omosessuale. Alla fine il ragazzo si allontanò dalla sua famiglia, unico risultato di quelle fantomatiche "terapie".
La triste storia non è fine a sé stessa, ma è testimonianza di come le vittime più colpite siano spesso i giovanissimi. E forse lo si sa bene nel notare come tutti questi gruppi di rivolgano a pre-adolescenti, adolescenti, genitori, educatori. Lo stesso Centro Dedè è autore di un libro per bambini volto ad illustrare la corretta sessualità e a rispondere persino all'ambiziosa domanda «Qual è la via giusta per la mia vita?» in modo che la condanna morale anticipi lo sviluppo.
Insomma, nonostante si sostenga che l'omofobia sociale non c'entri nulla con il disagio legato all'omosessualità, pare si voglia fare di tutto per alimentarla attraverso una condanna morale che possa anticipar la presa di coscienza di sé. Simo infatti dinnanzi a persone che dicono a madri ansiose che loro figlio non è felice anche se dice il contrario o che sostiene che il problema di un ragazzo gay è che non si sente sufficientemente odiato dalla società.