Lo psicologo difeso da Avvenire: Berlusconi è un modello da seguire, sarebbe grave se fosse gay
In un lungo articolo apparso su Avvenire, il quotidiano dei vescovi ha preso le difese del dottor Paolo Zucconi, a loro dire «vittima» di un provvedimento disciplinare per essere intervenuto in un forum ed aver suggerito che i gay possano «passare da una posizione di orientamento omosessuale verso pensieri e pratiche eterosessuali» attraverso le screditate terapie utilizzate quando l'omosessualità era ancora considerata una malattia. Da notare è come il codice deontologico professionale vieti espressamente ai professionisti qualsiasi "terapia" dell'omosessualità data la loro infondatezza scientifica ed i rischi per la salute ad esse legati.
Eppure Avvenire ha elogiato la professionalità dell'uomo, lo ha descritto come un grande luminare, e non ha mancato di sostenere che alla luce dell'accaduto sia necessario rimettere in discussione le "terapie riparative" e le screditatissime ipotesi che vorrebbero l'omosessualità come «ferita originaria nella relazione con il padre».
Ma siamo proprio certi che Zucconi sia il personaggio più idoneo a trattare l'argomento? C'è da chiederselo soprattutto se si osservano le dichiarazioni da lui rilasciate nell'ottobre del 2010 a Telepordenone. A quei tempi era appena esploso lo scandalo del «bunga bunga» e le pagine dei giornali erano ricolme dei dettagli riguardanti il rapporto fra Silvio Berlusconi e la minorenne Ruby. Famiglia Cristiana commentò: «Da valutare è la condizione che già la moglie, Veronica Lario, aveva pubblicamente segnalato. Uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perché consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità di denaro».
Invitato in veste di psicologo a smentire le affermazioni del settimanale cattolico, Zucconi si lanciò in una lunga digressione sul fatto che quella parola "malattia" debba poter essere pronunciata esclusivamente da professionisti (altrimenti si lede la dignità della persona, disse) e poi, riferendosi sempre a Silvio Berlusconi, aggiunse:
Volendo fare un discorsi di modelli -perché il Presidente del Consiglio si presenta come un modello per gli italiani- uno psicologo legale e soprattutto un psicologo sociale perso preferirebbe di più il modello di un uomo interessato alle donne piuttosto che un uomo che presenti un modello di comportamento trasgressivo, utilizzando sostanze tossiche o andando con persone del suo stesso sesso. Questo sarebbe davvero un modello deleterio per tutte le persone che vivono in un determinato Paese e vedono quel politico come un modello. Un politico, oltre a far politica, è anche una persona e come persona si presenta come modello, ma non come un modello di trasgressione o un modello da non seguire.
Alla luce di posizioni simili, Avvenire avrà ancora il coraggio di continuare a considerarlo una «vittima» di una non meglio precisata «lobby» o riconoscerà che quell'uomo appare solamente una vittima dei propri pregiudizi (peraltro difficili da reputare compatibili con la professione medica da lui svolta, al punto che c'è da proprio chiedersi cosa accadrà quando gli sarà consentito di poter tornare ad esercitare)?
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