Rimini, il datore ricatta il cuoco gay: «Vai con una prostituta per dimostrarmi di non essere gay o ti licenzio»
«Mi ha costretto ad andare con una prostituta per dimostrargli di non essere gay». È la gravissima accusa lanciata da un cuoco 40enne di Rimnini nei confronti del suo ex-datore di lavoro. La denuncia è stata depositata ai carabinieri il 9 gennaio scorso, due giorni dopo essere stato licenziato.
«Lavoravo in quel ristorante da quasi un mese -spiega l'uomo- e la sera del 20 dicembre, chiuso il locale, il titolare mi ha rivolto alcuni epiteti, come "ricchione", "omosessuale", "frocio". Poi mi ha detto: "Ci devi dare la prova che non sei omosessuale", invitandomi con insistenza ad andare a prendere una prostituta per strada».
L'uomo si è rifiutato e il datore ha minacciato: «È meglio per te, va a prendere una prostituta». Temendo di perdere il posto di lavoro, il cuoco ha preso la propria macchina e si è recato in una delle vie della prostituzione in città: «Qui ho incontrato Marta, una ragazza bionda, rumena. Le ho chiesto di venire con me, spiegandole un po' la questione e lei ha accettato». Tornato nel locale, «il titolare si è messo d'accordo con la ragazza su che cosa avrebbe dovuto fare, insomma ha preso a umiliarmi davanti a lei. Poi con lei ci siamo appartati in una stanza e la ragazza ha iniziato un rapporto orale» mentre il gestore del locale continuava a passare davanti alla porta della stanza urlando insulti omofobi al dipendente. «Il rapporto con Marta non è stato concluso perché mi sentivo a disagio, non provavo nessun piacere. Mi sentivo violentato. Allora mi sono rivestito e sono tornato nella sala dove si trovavano gli altri». La la ragazza è stata pagata dal titolare del locale e, a quel punto, i colleghi «si sono divertiti a chiedere alla ragazza se ero veramente ricchione. Ma lei rispondeva che ero apposto, normale. E loro dicevano: "Non è vero, è ricchione!". Poi ho riportato io stesso la ragazza a casa». «Dopo due settimane sono stato licenziato, ricevendo un assegno di 1.400 euro che si è rivelato scoperto. Ho lavorato 36 giorni, sempre in nero. È stata la goccia definitiva. Sono andato dai carabinieri denunciandolo per minacce e ingiurie».
Ad aggravare ulteriormente la gravitò del fatto è anche come la vittima sia un invalido civile psichico all'80% per disturbi dell'umore e bipolarismo.
Una volta saputa della denuncia, il ristoratore avrebbe mandato anche alcuni sms di minaccia: «Il titolare mi ha scritto che devo sparire da Rimini e che già che si è fatto cinque anni di galera non avrà paura di farne altri cinque».